Redazione Calciomercato

Laziomania: niente en plein Ranieri e sorpasso, VAR e Svilar salvano la Roma
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La maglia sudata. “Sentire”, come aveva chiesto Baroni, la passione trasudata dagli spalti di un Olimpico ancora una volta meraviglioso quando si veste di biancoceleste. Il pari lascia un misto di amarezza per il bottino pieno sfiorato e soddisfazione per aver messo tutto in campo. 95 minuti di cuore e polmoni, in cui la Lazio non si risparmia e ci prova fino alla fine, sbattendo su uno Svilar in stato di grazia e peccando di imprecisione.
Il sesto su sei di Ranieri e il sorpasso proprio nello scontro diretto restano i sogni chiusi nel casseto di una Roma che deve ritenersi soddisfatta di aver portato a casa un punto piuttosto di essere amareggiata per non aver vinto, al contrario della Lazio. La squadra di Baroni dimostra di aver cancellato dalla testa e dalle gambe la due giorni assurda di Bodo e mette tutto, davvero tutto, in campo.
Il copione della partita sovverte quelle che erano le indicazioni della vigilia, con una Lazio reduce dalla trasferta nel Circolo Polare Artico e una Roma che ha avuto a disposizione tutta la settimana per preparare una sfida fondamentale per questo finale di campionato. Eppure è la squadra biancoceleste dimostra di voler dettare i ritmi e saper gestire i momenti, a differenza di quanto accaduto all’andata. Una lezione che Baroni ha imparato.
Quello giocato all’Olimpico è un derby all’insegna della lazialità. Dalla coreografia della Curva Nord, che coinvolge anche la Tribuna Tevere, ai gesti di Romagnoli, che bacia lo stemma a più riprese dopo il goal, fino a Luca Pellegrini, che ci mette il cuore e prova a giocarsi davvero ogni carta a sua disposizione, senza eccedere mai, come nel caso della linguaccia dopo un duello vinto. "Per me il goal vuol dire tanto. Sono tornato perché mi sentivo di tornare a casa, lo volevo, l'ho voluto dopo tanti anni di Milan e l'ho fatto" le parole del numero 13, l'ennesima conferma dell'amore per i colori biancocelesti.
Sulla prestazione e il risultato di Lazio-Roma ci sono, ovviamente, le firme dei singoli. In casa giallorossa c’è quella di Svilar, in serata di grazia e capace di salvare più volte il risultato. I suoi devono ringraziare il portiere se escono indenni dal derby. In casa biancoceleste, invece, Mandas si conferma una sicurezza è mette il sigillo sul sorpasso su Mandas nelle gerarchie tra i pali, con una parata straordinaria su Mancini. Ci sono il carattere e la personalità di Rovella e Guendouzi, il cuore di un Castellanos non al 100% ma che non si risparmia, ma anche la poca brillantezza e lucidità di Dia e Noslin. Il primo si fa neutralizzare da pochi passi una conclusione a botta sicura; il secondo ha il match-point sugli sviluppi di un corner in pieno recupero ma riesce incredibilmente a non colpire bene il pallone, a pochi metri dalla porta.
Dopo la sconfitta di Bodo e quella nel derby d’andata la Lazio di Baroni era chiamata a una reazione importante, di carattere, da squadra vera. La risposta è arrivata sul campo, con una squadra che mette sul terreno di gioco veramente tutto e dà una bella dimostrazione di carattere e di maturità nella gestione, aspetti che in alcuni frangenti sono mancati nel corso di questa annata. Il modo migliore per presentarsi alla sfida contro il Bodo/Glimt giovedì, quando servirà una rimonta per ribaltare il discorso qualificazione e centrare l’ingresso in semifinale. Un’altra notte in cui servirà la Lazio vista nel derby e un Olimpico pronto a spingere la squadra di Baroni.
L’arbitraggio di Sozza non convince pienamente sin dalle prime battute, ma ciò che resta un mistero è il mancato intervento del VAR in due occasioni particolari: il colpo di Paredes a Zaccagni in avvio e il pugno da terra di Saelemaekers a Gigot. Due reazioni passibili di cartellino rosso, che però il direttore di gara e soprattutto VAR e AVAR non puniscono adeguatamente in una sfida che si accende inevitabilmente dal punto di vista nervoso e mentale. Un doppio episodio che poteva cambiare la storia del derby e che lascia l’amaro in bocca per una gestione che non è apparsa propriamente all'altezza di una gara come questa.
Il sesto su sei di Ranieri e il sorpasso proprio nello scontro diretto restano i sogni chiusi nel casseto di una Roma che deve ritenersi soddisfatta di aver portato a casa un punto piuttosto di essere amareggiata per non aver vinto, al contrario della Lazio. La squadra di Baroni dimostra di aver cancellato dalla testa e dalle gambe la due giorni assurda di Bodo e mette tutto, davvero tutto, in campo.
Il copione della partita sovverte quelle che erano le indicazioni della vigilia, con una Lazio reduce dalla trasferta nel Circolo Polare Artico e una Roma che ha avuto a disposizione tutta la settimana per preparare una sfida fondamentale per questo finale di campionato. Eppure è la squadra biancoceleste dimostra di voler dettare i ritmi e saper gestire i momenti, a differenza di quanto accaduto all’andata. Una lezione che Baroni ha imparato.
Quello giocato all’Olimpico è un derby all’insegna della lazialità. Dalla coreografia della Curva Nord, che coinvolge anche la Tribuna Tevere, ai gesti di Romagnoli, che bacia lo stemma a più riprese dopo il goal, fino a Luca Pellegrini, che ci mette il cuore e prova a giocarsi davvero ogni carta a sua disposizione, senza eccedere mai, come nel caso della linguaccia dopo un duello vinto. "Per me il goal vuol dire tanto. Sono tornato perché mi sentivo di tornare a casa, lo volevo, l'ho voluto dopo tanti anni di Milan e l'ho fatto" le parole del numero 13, l'ennesima conferma dell'amore per i colori biancocelesti.
Sulla prestazione e il risultato di Lazio-Roma ci sono, ovviamente, le firme dei singoli. In casa giallorossa c’è quella di Svilar, in serata di grazia e capace di salvare più volte il risultato. I suoi devono ringraziare il portiere se escono indenni dal derby. In casa biancoceleste, invece, Mandas si conferma una sicurezza è mette il sigillo sul sorpasso su Mandas nelle gerarchie tra i pali, con una parata straordinaria su Mancini. Ci sono il carattere e la personalità di Rovella e Guendouzi, il cuore di un Castellanos non al 100% ma che non si risparmia, ma anche la poca brillantezza e lucidità di Dia e Noslin. Il primo si fa neutralizzare da pochi passi una conclusione a botta sicura; il secondo ha il match-point sugli sviluppi di un corner in pieno recupero ma riesce incredibilmente a non colpire bene il pallone, a pochi metri dalla porta.
Dopo la sconfitta di Bodo e quella nel derby d’andata la Lazio di Baroni era chiamata a una reazione importante, di carattere, da squadra vera. La risposta è arrivata sul campo, con una squadra che mette sul terreno di gioco veramente tutto e dà una bella dimostrazione di carattere e di maturità nella gestione, aspetti che in alcuni frangenti sono mancati nel corso di questa annata. Il modo migliore per presentarsi alla sfida contro il Bodo/Glimt giovedì, quando servirà una rimonta per ribaltare il discorso qualificazione e centrare l’ingresso in semifinale. Un’altra notte in cui servirà la Lazio vista nel derby e un Olimpico pronto a spingere la squadra di Baroni.
L’arbitraggio di Sozza non convince pienamente sin dalle prime battute, ma ciò che resta un mistero è il mancato intervento del VAR in due occasioni particolari: il colpo di Paredes a Zaccagni in avvio e il pugno da terra di Saelemaekers a Gigot. Due reazioni passibili di cartellino rosso, che però il direttore di gara e soprattutto VAR e AVAR non puniscono adeguatamente in una sfida che si accende inevitabilmente dal punto di vista nervoso e mentale. Un doppio episodio che poteva cambiare la storia del derby e che lascia l’amaro in bocca per una gestione che non è apparsa propriamente all'altezza di una gara come questa.
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