Non è romano, non è nato laziale e non è neanche un tipo da copertina, eppure la Lazio ha la sua bandiera. Cristian Daniel Ledesma ha giurato amore eterno ai colori biancocelesti, e ancora una volta non verrà meno a questa promessa. Non vuole lasciare la Lazio, anche se lo cerca il Mancherster City e anche se l'anno scorso si era parlato di un interesse del Chesea. Ha detto di no perché 'la mia vita nel calcio è la Lazio', e lo ha detto in tempi non sospetti. Non di certo per accattivarsi i tifosi, ma perché ci crede; perché lui, i suoi figli e sua moglie amano Roma e amano la Lazio.

'Il simbolo della continuità': è stato presentato così qualche giorno fa, per ritirare il premio 'Laziali Doc', dal capitano dello scudetto Pino Wilson. Lui, circondato dai campioni d'Italia del 1974 (Oddi, Pulici, Facco, Nanni...), si guardava intorno emozionato come un bambino al parco giochi. Nella squadra biancoceleste c'è almeno un laziale, e Ledesma è uno di questi. Un leader silenzioso, che non si arrende mai e che nonostante infortuni muscolari e caviglie gonfie non ha mai alzato bandiera bianca.

Non è un caso se tra lui e il secondo nella particolare classifica dei minuti giocati c'è un distacco di circa 12 partite (oltre 1000 minuti). 'Ho imparato ad amare la Lazio grazie ai suoi tifosi, sono loro che mi hanno insegnato cosa significa essere laziale, sono pagine di storia da cui imparare'. Si riparte ancora una volta da Ledesma per il prossimo anno: Rocchi il capitano, lui il vice, e questa è una certezza. Perché non c'è City che tenga, e non c'è Chelsea che possa farlo titubare. Non è una questione di soldi, è una questione di cuore.