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    Laziomania: Mi è sembrato di vedere un CaratteLazio (che vola ai quarti)

    Laziomania: Mi è sembrato di vedere un CaratteLazio (che vola ai quarti)

    Mi è sembrato di vedere un caratteLazio. La squadra di Inzaghi passa il turno di carattere, caratteraccio, gruppo. Quando si parla di collettivo, stai parlando di Lazio. Non è retorica: Inzaghi ha fatto superare il concetto di singolo, nel nome del gruppo. Così si superano i momenti opachi. Fatto sta che il singolo super capocannoniere ieri ha ciccato (vero, Ciro Immobile?), l'altro, mister 200 milioni Milinkovic, non è neppure volato a Kiev. Nonostante tutto, i ragazzi di Inzaghi si portano a casa i quarti di finale di Europa League, spaccando il gelo ucraino, l'organizzazione certosina della Dinamo. Grazie a chi? Grazie a tutti. Grazie a "the Best of" Felipe Anderson: tutti i suoi migliori colpi, condensati in una sola partita. Comunque bello: incanta, quando parte palla al piede, serve dentro palloni dorati. Quarti di Felipe, quarti di Leiva, quarti brasiliani. Il brasiliano coi capelli alla Lucio Battisti si porta a casa i quarti di finale con una partita maiuscola, questo è il Felipe che serve, questo è il Felipe che esalta, il Felipe a cui forse dovreste chiedere scusa. E ora criticatelo pure: ditegli che non ha “le palle” (però le serve al centro che è una delizia), ditegli che non ha carattere. Innesta la marcia della Lazio, alza i ritmi, trascina in avanti il pallone anche quando l’aria fredda di Kiev intrappola la mente, quando la Dinamo ci prova (senza comunque mai far fare una parata a Strakosha, pur con qualche brivido). 

    CARATTELAZIO - Uno a cui non potete dirlo, invece, uno che è impossibile da criticare è Lucas Leiva: lui ha tutto il carattere che serve per una gara europea, un vero e proprio caratteLazio. Continua a conquistare tutti, aumenta agonismo e  si rende protagonista di una partita da incorniciare: Inzaghi si gode le due facce della sua Lazio brasiliana, con l'aggiunta di un Luiz Felipe, cattivissimo lui. Felipe senza carattere e Leiva la riserva al Liverpool spaccano in due la partita. Mentre Inzaghi scivola e poco non cade male esultando sul secondo gol di de Vrij, la sua Lazio annichilsce la Dinamo, la fa sembrare una squadretta da niente (non avevano mai perso in quest’Europa League). Parolo la voleva brutta, sporca e cattiva. Niente da fare, tutto al contrario, una Lazio bella, pulita, troppo buona: 18 reti, tantissime palle-gol, chiude il match forse in ritardo. Festival di occasioni, con de Vrij sugli scudi, e Immobile che cicca, stroppia, non riesce proprio a segnare. Ma Dio ci perdoni se non lo perdoniamo subito: una stagione così, come faceva ad immaginarla, sognarla? Due carta roja, due, due, dos, dos, urla Immobile al quarto uomo iberico, stavolta non può appellarsi al VAR ma si appella alla grammatica spagnola di cui qualcosa ricorda (forse qualcosa da rivedere). Ora Inzaghi qualcosa deve capirlo, una buona volta: vola (davvero) ai quarti, Felipe Anderson e Luis Alberto possono e devono giocare insieme, sono una gioia per gli occhi, devono coesistere. La Lazio fa la sua impresa (per una volta, usate le parole giuste), forse è riuscita a mettersi le spalle un periodo opaco. Mi è sembrato di vedere un caratteLazio?

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