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    Laziomania: messaggio a chi pensa di abbandonare la nave Sarri

    Laziomania: messaggio a chi pensa di abbandonare la nave Sarri

    • Luca Capriotti
    Partiamo dalle basi. Non è colpa di Strakosha. O meglio, sta passando un periodo talmente orrendo, fuori dal progetto e senza rinnovo e senza maglia da titolare, che giustamente poteva solo peggiorare con una papera ai limiti del ridicolo, una cosa dolorosa simil ceretta su una Lazio troppo irsuta e incoerente per essere vera. Ok, Strakosha strozza la partita e regala ad un caotico Terim un risultato che comunque ha meritato. Tutto parte da qui: la Lazio sbaglia molto, di nuovo. Qualcosa nel secondo tempo si è visto (i famosi passi in avanti di Sarri) ma ancora poco. E attenzione: leggete fino alla fine per favore, che il messaggio più importante è giù.

    REPLAY MILAN - Per fortuna della Lazio il Galatasaray non è il Milan, perché la prestazione dei biancocelesti è ugualmente incompleta, incoerente, dissennata. La Lazio manca nel carattere e manca a livello tecnico: i giocatori in campo sbagliano di tutto, viene da chiedersi se gli stessi che l'anno scorso facevano surf contro il Borussia Dortmund in Champions League siano questi che sbattono di pancia sull'onda di Istanbul con tutta la forza di un colpo tecnico non riuscito. Gli errori tecnici a profusione nascono da una specie di disallineamento mentale. Se il secondo tempo in qualche modo a Istanbul tiene la Lazio a galla, ci pensa il suo portiere in cooperazione con un terrorizzato Lazzari (ripiombato in incubi di provincia degni di Salvatores) a ristabilire la verità: il Galatasaray ha fatto molto meglio. E se qualcosina di meglio rispetto al Milan si è visto, stiamo misurando col microscopio l'avanzare infinitesimale di una spora: questa non può essere la vera Lazio.

    LA TESTA & IL CUORE -
    Alla Lazio manca la testa, quindi poi la tecnica e il gioco e le geometrie e il fiato e tutto il resto. Ma soprattutto manca la testa. Sarri l'aveva detto: questi ragazzi avrebbero potuto avere una crisi di rigetto. Eccola, in tutto il suo sconcertante shock per la nuova realtà. L'inzaghismo, inteso come periodo storico ma anche come allenatore pacioso amato da tutti fratello buono, è finito, e la nuova realtà è dura, complessa, piena di giocate e movimenti contro-intuitivi. E proprio da questa contro intuizione nasce la storia di Sarri, i suoi successi. I suoi devono disimparare qualcosa per riconquistare altro. E questo processo è squamoso e difficile, viene da pensare che per qualcuno di questi ragazzi sarà impossibile. L'errore forse è a monte. Tutto questo lo sapeva l'allenatore quando manco era la prima panchina, la società ne era all'oscuro? Non immaginava che per qualcuno il Sarrismo sarebbe stato semplicemente impraticabile, una scarpa troppo diversa in cui è impossibile camminare? Non lo sapremo mai, quello che consola di questo Galatasaray-Lazio? Che la misura anti estetica è stata ampiamente colmata, ora si può solo svuotare per riempire di altro. Anche sacrificando qualcuno che non recepisce. Anche lasciando in panchina qualcuno che non sta capendo. I nomi fateli voi, ma sono piuttosto evidenti. Se questo serve a far nascere qualcosa di bello, non bisogna avere paura di rischiare di potare l'inutile, il dannoso, il refrattario e l'immoto. 

    POSTILLA NECESSARIA - Aggiungo solo una cosa: c'è un ciurma di persone che presto abbandonerà la nave Sarri - perché prendere pizzoni come impone un anno di transizione non piace a nessuno - e risalirà in fretta su quella della dirigenza, contestando che, con un rosa così incredibile secondo loro, non si ottengano risultati. Sappiate che - e lo sanno tutti, anche i bambini - ci vorrà tempo con Sarri. Ma tempo per davvero. Sappiano anche questi arditi punzecchiatori di allenatori - che giammai invece entrano in contrasto con società e tifo organizzato, se non per sbaglio - che di bambino hanno solo i dispettucci e i capricci, che un allenatore così preparato, competente, bravo, onesto, conoscitore di calcio non ripasserà se non tra chissà quanti anni. Rimanete pure nella vostra ombra solita, a tessere le vostre tele di denari e favori, e lasciate il calcio a chi ne sa qualcosa, a chi nutre una passione genuina, a chi lo ama. Questo è un promemoria anche per la squadra: prima di lasciare da solo Sarri (e non è questo il momento, ma potrebbe arrivare), meditate su quante volte non siete lasciati soli voi, e l'avreste meritato.

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