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    Laziomania: Mercato da 7, Sarri Wow, bene Zaccagni ma che lezione Kostic!

    Laziomania: Mercato da 7, Sarri Wow, bene Zaccagni ma che lezione Kostic!

    • Luca Capriotti
    Il mercato della Lazio si chiude con una serie di cessioni, il video di Caicedo che segna gol a valanga al 90' e saluta, l'ultimo rush per chiudere Zaccagni. E Kostic, purtroppo Kostic. Ma andiamo con ordine. Un allenatore da 10. Partiamo da qui: l'arrivo di Sarri è una delizia. Ho visto account Twitter francesi, inglesi, tedeschi commentare con thread infiniti le uscite palla della Lazio. Ho visto tifosi quasi piangere, altri commossi, altri quasi gridare. Raramente un allenatore così definitivo, così stimato, così potente è sbarcato a Roma. Partiamo da qui: un colpo da maestro per dimenticare gli anni bellissimi di Inzaghi. Un colpo di genio iniziale. Ma iniziare con Sarri e chiudere con quel flop tedesco, proprio sul giocatore indicato dall'allenatore...

    LE USCITE - La Lazio ha chiuso tante uscite, alcune anche complicate, altre necessarie, altre un po' in ritardo (se Correa ci avesse liberato prima dall'impiccio...). Non sono tutte quelle che andavano fatte, ma Tare and co sono riusciti a piazzare anche tutti gli esuberi della Salernitana, in quella situazione-limite che ha subito anche la Lazio, legata alla società campana. Vendere non era facile, la Lazio ha fatto il possibile per me.

    IL MERCATO DA 7 - Il mercato mi è piaciuto, per me è stato buono. Sì, manca difensore, forse un vice Leiva, ma apprezzo lo sforzo per adattare la rosa al nuovo modulo, provare ad aiutare questo mister. Uno sforzo si è fatto, se non nella qualità almeno nei numeri, nei ruoli. E voglio dirlo: in un momento veramente complicato per tutti, con società di blasone assoluto in svendita totale, non era scontato. Ci sono società che praticamente sono state ferme, altre che hanno venduto in ruoli chiave e non hanno comprato puntando su chi avevano in casa, altre che hanno acquistato solo ragazzini. Lotito ha fatto il suo: ha sbloccato Zaccagni, e prima aveva sbloccato il mercato. La Lazio ha tenuto quasi tutti i big - e faccio fatica a parlare di Correa come un big, era un titolare, ma non era l'asse portante - e ha puntellato la squadra con acquisti di peso. Pedro non le giocherà tutte, ma ha voglia di stare con Sarri, è esperto, vincente, di qualità immensa. Dal più old a Romero, un ragazzino terribile di cui si sentirà parlare. Giocare così a 16 anni, accidenti, non è da tutti. Hysaj è funzionale, classico fedelissimo di Sarri, la Lazio lo cerca da tante sessioni di mercato, ci sta tutto. Felipe Anderson - oltre ad essere un pezzo di cuore per molti tifosi - è arrivato a prezzo stracciato. Basic è arrivato in punta di piedi, ma secondo me sarà l'unica cosa che farà in punta di piedi. Se ne parlerà, per citare Mourinho (oh, no). Zaccagni per me rimarrà nel solco dei giocatori italiani presi dalla Lazio: acquisti poco celebrati, che diventano centrali nel progetto tecnico. E si fanno amare dai tifosi. 

    LE DIVERGENZE COL COMPAGNO TARE - Tare ha anche dei difetti. Ci sono alcune cose che non ho apprezzato. Pur con tutte le attenuanti del caso, al nuovo allenatore in ritiro andavano dati tutti i titolari. Ok, molti ce li ha avuti, ma per un nuovo tecnico così forte nella sua visione e nelle sue modalità di gioco avere tutti i titolari almeno era doveroso. Zaccagni a luglio sarebbe stato perfetto. Non solo, per gradire abbiamo dovuto terminare il mercato, dopo un roboante 6-1 in campionato e due vittorie su due, con la lezione Kostic sul muso. Non ci si può sempre comportare allo stesso modo: giocatore dalla tua, società con le spalle al muro, sconto. Non funziona sempre così. Specialmente con un nuovo ds. Fare gli offesi poi, dando la colpa a loro... TIpico. Una lezione. Tipo bacchettata dei tempi andati. Per me grande amaro in bocca, ero entusiasta del suo possibile arrivo: grande gamba, cattivo, intelligente, ottimo piede. È una legge non scritta: quando c'è troppo entusiasmo in casa Lazio qualcosa andrà storto. La bacchettata arriva, dura, secca, decisa. 

    LA LEZIONE KOSTIC - La favolaccia Kostic ha un lieto fine? No. Però ha una morale, come tutte le favolacce. Ha una lezione: le persone non cambiano. Si mimetizzano, evolvono, ma se non c'è una reale e sostanziale voglia di migliorare e mettersi in gioco, le persone non cambiano. Ci siamo solo illusi che Sarri rappresentasse un cambiamento. Ma Sarri è Sarri, come Inzaghi era Inzaghi. Il campo è il campo, quello che succede tra le mura di Formello è altra roba. I nostri non sono cambiati, certo non sono più sotto assedio dell'ambiente, ma ricercano sempre un nemico: una volta il Fenerbahce, il fax, quel pazzo di Bielsa (davvero non siamo stati in grado di fare meglio del Leeds?), una volta il giocatore traditore o rispetto per il calciatore ma non per l'uomo. L'importante che la colpa non risalga a macchiare il signor direttore sportivo. Poi intendiamoci: per me questo mercato è ottimo per numeri e sforzo, tutto giusto e le sensazioni che respiro conoscendo Sarri - anche se non voglio ammetterlo - mi entusiasmano. La morale della favola di Kostic è questa: le persone non cambiano. Se raschi raschi sotto Sarri, cosa ci trovi? 

    NON ESAGERIAMO - Detto ciò, vedo anche che, come voi, oramai ho sviluppato una certa insofferenza ai colpi falliti. Sarà il troppo macerarsi, ma a volte ho il fegato in mano quando non devo. Come con Kostic. Mi avvelena, ma perché dimentico cosa abbiamo. E abbiamo tanto. Non dimentichiamolo mai: anche Sarri e il suo calcio non sono cambiati. E non è cambiato di una virgola nemmeno il nostro obiettivo: la Lazio lotterà per la Champions. E se saprà davvero divertirsi fino in fondo, il vero limite, un po' come nelle favole, sarà la fantasia e la forza creativa di questo gruppo, nostra, di questa città biancoceleste. La capacità di creare una specie di onda anomala in questa Serie A, la capacità di andare dove nessuno si aspetta. Quanto in alto sapremo immaginare se molliamo il fegato che teniamo in mano e cominciamo a creare? 

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