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  • Laziomania: Lotito pantocrator

    Laziomania: Lotito pantocrator

    • Luca Capriotti
    Li aspettavamo: dopo il derby hanno tirato fuori la testa tutti quelli che, fino ad oggi, hanno taciuto o minimizzato o dato voti decorosi alle varie sessioni di mercato di Igli Tare, contribuendo a costruirne un'immagine vincente. 

    Li aspettavamo: dopo il derby perfino i tifosi giallorossi, dopo l'hype Mourinho caduti in stato catatonico come il loro gioco, sono riemersi, probabilmente dagli stessi anfratti dove invece erano impegnati a studiare il momentum i profeti di sventura che dal giorno 1 - forse perché spesso coincidenti con vedove di precedenti gestioni o collusi con altri attori - hanno spalato lo spalabile per rendere questo percorso complesso. 

    Li aspettavamo: dopo il derby i giornali ostili si sono fatti più ostili, i giornali amici si sono fatti sospettosi, i giornali che ci sticazzavano prima ci sticazzano ancora. Era facile da prevedere, li aspettavamo. La storia poi giudicherà la coerenza di ciascuno, ovviamente. 

    LOTITO TRANSFORMER - Quello che era invece piuttosto inaspettato è questo incredibile rinverdire e stuccare la figura di Lotito. Il nostro presidente all'improvviso sembra essere assiso nel cielo dei padrenostri, investito di aura divina, unico deus ex machina capace di sbrogliare l'indicibile matassa che le relazioni dentro Formello hanno scaricato su questa società e questa squadra.

    Lotito, nella sua nuova veste trasformista di salvatore della patria, avrebbe il potere di rifondare, di investire, perfino di risolvere con un tocco taumaturgico la diatriba ossuta tra ds e allenatore. Come qualcuno ha cambiato acqua in vino, il nostro può trasformare il fiele in un paese di abbondanza dove scorre latte e miele, miracolosamente i soldi di Abramovich vengono investiti in luculliane sessioni di mercato, e la Lazio diventa la squadra degna di Sarri.

    REVISIONISMO - Non capisco come si possa fare revisionismo storico fino a questo punto, ma vale la pena mettere insieme due o tre punti: Lotito è rimasto lo stesso, ha genuine passioni, improvvisi cambi di umore, ama quando i suoi sottoposti baccagliano, ama fare bella figura e usare la Lazio come piedistallo per la sua strategia di potere e di scalata sociale. Non è una macchietta, è un imprenditore di potere che di potere ne sa, ma di certo non è manco un santone. Tutto lecito per carità, ma almeno non lo si dipinga in questa icona pantocratica, che non sta meritando.

    In questo caos, non riesce a mettere la parola fine, si tiene stretto sotto l'ascella il contratto di Sarri che in teoria era fatto, non mette freni a Tare o forse non può, o non sa come fare. Se ci tiene davvero, non è che lo stia proprio sbandierando. Se ha a cuore qualcos'altro, se si è perfino affezionato a questa sua creatura, come vogliono farci credere, allora lo dimostri nella sessione estiva di calciomercato, lo dimostri cambiando in società, facendo lavorare gente che di calcio ne sa davvero, costruendola sta benedetta società anche lato tecnico, anche lato spogliatoio e dirigenziale. 

    Migliori i processi, sistemi la comunicazione, dedichi alla Lazio la cura manageriale che ha per altre realtà e altre mire. Altrimenti almeno smetta di posare in candide vesti, circondato da putti che gli insufflano da auree trombette complimenti e giustificazioni. Le corti, la storia lo insegna, fanno solo danni a chi deve decidere. E ora dovrà decidere perfino Lotito.

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