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Laziomania: Lazio fuori, ma dentro le orecchie l'Olimpico ancora e ancora
L'ANALISI - E anche fare l'analisi è dura, ma devo perché è una parte del mio lavoro, e forse ve la devo: le 2 partite contro una squadra forte, che ha saputo rivoluzionarsi e rimanere forte, con un allenatore, il nostro Sergio Conceicao, dall'identità chiara, hanno dato una fotografia lusinghiera di questa Lazio. Ha vissuto di tutto in 2 partite: nervosismi, fallacci, sfortuna a palate, è stata presa a pallonate e ha fatto tremare le traverse e le midolla degli avversari. Ha rosicato e sofferto, gioito e sbagliato, ha corso per l'altro e ha fatto calcio di Sarri, quello vero, quello bello. E come un diavolo quel toscano in panchina ci ha guidato, adelante adelante, ci ha portato, ci ha dato una mentalità europea, che queste notti sono da vivere insieme.
E ci ha chiamato allo stadio e siamo andati, perché quando il comandate chiama, tutto un popolo sta imparando a rispondere. Poi vi devo l'analisi di una partita che in alcune parti ha visto una Lazio gigante, un po' depotenziata dagli ingressi di Hysaj e Cataldi, da un rigore prima non dato e poi concesso al VAR, da un gol nato da un errore tecnico di Pedro, dopo una partita di sacrificio e impegno che avrebbe meritato altro. Una parola chiave: avrebbe meritato altro Pedro, Luis Alberto che ha fatto uno sforzo immane per caricarsi la squadra, portarci avanti, ha fatto una gara sontuosa, ha preso una traversa che grida vendetta e ci ha provato fino all'ultima stilla di sudore e parole in spagnole poco carine nei confronti di un fato che ci ha sputato in faccia dall'inizio alla fine.
I DETTAGLI - 2 partite alla pari contro una squadra più forte e con più cambi hanno anche dimostrato che, quando il gioco si alza di livello, i dettagli che Sarri prepara in maniera così maniacale ti aiutano, e se li sbagli paghi. Erroretti di piazzamento all'andata e una sbavatura in uscita ti costano il posto in Europa. I dettagli, e quella variabile pazza e furibonda, quella componente di caso e nervi e tensione e umanità che rende così bello questo sport stavolta ci è andata di traverso.
Questa squadra, al netto di qualche imperfezione, di una rosa magari troppo corta e di un po' di acciacchi e sfortune e altre cose tipo un arbitro che va a rivedere al VAR un contatto che live pensa non abbia alcun fondamento, salvo poi ritenere quella furbata un rigore, al netto dicevo di tutto questo questa squadra ha avuto nervi e coraggio e palle buone (anche senza buone) e anima, anima vera, quella che sempre i tifosi chiedono l'hanno versata in campo in abbondanza. E i meccanismi si vedono, la compattezza è acquisita, la forza di palleggio e le idee ci sono. La Lazio sbaglierà altre partite? Certo. Ma questa squadra l'anima ce l'ha, questo spogliatoio si è stretto e si è trovato e siamo noi, cavolo, guardiamoci ci siamo pure noi là, tra quelle quattro mura, su quel campo scivoloso. Ci siamo mentre lo stadio ruggisce, perché mancano 2 minuti, alla Lazio manca un gol e recupera palla, ruggisce e vuole ancora, e ancora, un ultimo sforzo ancora. Non è andata bene, quel tassello è mancato, fino all'ultimo la Lazio - a testa alta - ha onorato questa competizione con rispetto vero, da squadra vera, mi viene da dire da grande squadra. Ed ora, per Sarri, per noi, per questi ragazzi, lasciatemi dire: inizia un altro campionato. Da oggi, 25 febbraio, la Lazio si allenerà con maggior continuità, avrà un calendario fitto ma meno, avrà più tempo per parlarsi e giocare e provare. Fosse anche un'ora di tempo in più, sarà manna e delizia e Sarri la saprà far scendere dentro questi giocatori con tutta la sua carica umana e sportiva, con tutto il suo amore per questo dannatissimo sport. Che oggi ci raccoglie col cucchiaino, e dentro le orecchie l'intero Olimpico ancora trema, ancora ruggisce, vuole spostare il caso e l'arbitro e farci passare sopra tutto, tutti insieme, con questa squadra, con Maurizio Sarri. Dentro le orecchie ancora lo sento, tu?