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Laziomania: la strategia di Acerbi alla fine sta funzionando
ACERBI, LE RAGIONI DI UN ADDIO ANNUNCIATO - L’addio di Acerbi era annunciato, e non da oggi. Viene dalla sua peggiore stagione alla Lazio: qualche maligno mormora che abbia giocato contro Sarri, o che non abbia proprio profuso il suo massimo ardore, come invece aveva fatto per il suo ex allenatore, Simone Inzaghi (che pare a sua volta abbia mormorato il suo nome a Marotta, dopo aver atteso invano Bremer). Chiarisco: per me Acerbi alla Lazio ha fatto benissimo. Per rendimento è stato uno dei migliori centrali in Serie A, ha giocato partite grandiose, e fatto belle stagioni in maglia biancoceleste, a volte reggendo la difesa da solo. Sarei ingeneroso e ingrato a non ammetterlo, a non concedere a questo ragazzo il fatto di aver fatto un salto in avanti, per testa, mentalità e caratura. Non ci sono ragioni tecniche dietro al suo addio, non solo.
SARRILAND - Nella terra di Sarri, Acerbi è sembrato subito il classico pistolero scontroso dei film western. Non ha mai brillato, la difesa a 4 secondo i dettami rigidi del toscano non l’ha capita. Forse ha ritenuto di essere TROPPO per cambiare ancora: troppo grande, troppo forte, troppo qualcosa. Ed è diventato DI TROPPO a Formello. Sarebbe sciocco pensare che sia un problema singolo tra Sarri e Acerbi. I due non si sono piaciuti? Magari sì, ma tutto va visto in un quadro generale. Questo giocatore a Formello – sempre i soliti maligni mormorano – ha messo insieme qualche comportamento poco simpatico. Senza entrare nei dettagli, da leader del gruppo ha messo a terra alcune cose poco piacevoli, e si è schierato perfino nella diatriba con Igli Tare. La Lazio ha sempre negato, ma sempre i maligni di cui sopra ci raccontavano perfino di una litigata con il medico sociale della Lazio. Voleva mettergli le mani addosso? Parliamo di un signore di una certa età, contro un atleta nel pieno della maturità fisica. Una scena negata e spergiurata come falsa, ma insomma, poco edificante.
TIFOSI - Vedete? Metto i tifosi per ultimi in questa storia che sa di addio. Come sempre, come tutti, anche Acerbi si è trovato in mezzo agli insulti, alla selva indecorosa di frasi orrende che spesso i social dispensano. Cose oggettivamente schifose. Mi sento di dire però che il nostro ha quasi architettato in maniera strategica la sua exit strategy perché fosse ineluttabile. E lo ha fatto con scienza, insultando 4000 tifosi con quel dito, scusandosi mille volte con poca convinzione, senza reale voglia di metterci una pietra sopra.
Senza fare del moralismo, senza fare sceneggiate, questa cessione non è una disgrazia. Deve avvenire, è fatale, è necessario: per Francesco Acerbi non c’è più posto. Romagnoli è meglio? Tecnicamente possiamo parlarne, ma la sua storia a Roma è appena iniziata, e sotto gli ottimi auspici di un bel credito di affetto, amore, entusiasmo. A volte cambiare serve, non è bello, non è necessariamente migliorare. Serve e basta, a tutti.