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    Laziomania: la moda di rivendicarsi campioni del mondo

    Laziomania: la moda di rivendicarsi campioni del mondo

    • Luca Capriotti
    Non è un articolo pro Lazio, o contro la Roma, tanto lo hanno fatto tutte e due lo società, sui loro canali ufficiali social network. Non è nemmeno un articolo contro le due società: fanno quello che devono fare, che la società gli richiede, ovvero comunicano sui social seguendone le dinamiche likettare e gli algoritmi. Nulla di nuovo sotto il sole, ma lasciatemi dire: l’Argentina vince i Mondiali, c’è proprio il bisogno forte di sentirsi Argentini per forza? C'era il bisogno di foto Scaloni-foto Dybala?

    ESSERCI - Una parte di noi, dopo aver visto quella meravigliosa antologia calcistica, quel compendio di arte, follia, divertimento, tecnica, potenza, avrebbe voluto partecipare. Chiaro, i rimpianti manciniani ancora ci bruciano dentro, e non godersi i Mondiali è stato orrido. Certo, va detto, sono Mondiali più ingiusti, torbidi, inquinati, probabilmente corrotti nel midollo. Certo, sono i Mondiali delle lobby petrolifere e dei morti sul lavoro, dei senza diritti e delle diversità negate. Tutto vero, verissimo, ma esserci, partecipare, fare parte di questo colorato carrozzone ci è mancato. Diciamocelo sul serio, tanto è così.

    ESSERCI PER FORZA - Le dinamiche social ci costringono però ad esserci per forza. Non ho scritto nulla, sui miei social, su Mihajlovic e Sconcerti. Non ho partecipato a quel coro auto-referenziale che ha usato la scusa di questi due giganti per parlarsi addosso, per l’ennesima volta. Le dinamiche social ci costringono a rispondere presente, e se non ci siamo è come se fossimo stati, in un perpetuo e delirante turbine di richieste di attenzione. Per questo, vince l’Argentina, e la Lazio rivendica i 4 anni di Lionel in maglia biancoceleste, da comprimario va detto, e la Roma rivendica i 4 mesi di Dybala in giallorosso. Le vedo sullo stesso piano: due rivendicazioni socialare, per farsi 4 cuori su Insta. Ma il discorso è più profondo, e va oltre il tifo: perché non possiamo semplicemente accettare che Roma e Lazio non hanno vinto un pezzetto di Mondiale, che i loro tifosi non hanno provato un pochino di quella gioia? Ci è molto difficile ammettere, a noi stessi per primi, che no, stavolta non c’entriamo niente? 

    LAZIONALI - Si tratta dello stesso discorso dei Lazionali, questo orrendo neologismo coniato per descrivere gaglioffamente i giocatori della Lazio che vanno in nazionale. Una volta che vestono quella maglia, sì, sono gli stessi di sempre, ma non giocano per noi. Cioè ok l’emotività, bello vederli a quei livelli, bello vederli competere, divertente. Ma non sono Lazio, non sono Roma. Sono dei professionisti di Lazio e Roma che vanno in Nazionale, chiamati da un altro ct, con un’altra maglia, in un contesto totalmente diverso. Possiamo dircelo, non riguarda noi, non riguarda la Lazio, la Roma, la Juve (che Di Maria, ad esempio, riguardi più la Nazionale che la Juve credo sia un fatto incontestabile). Forse dovremmo solo dirci, senza fare i pesantoni, che non c’entriamo niente con le loro imprese in Nazionale. Che possiamo fargli i complimenti, partecipare in maniera empatica alla loro gioia, ma no, noi non c’eravamo. Come Italia, come singoli tifosi, come squadre di club. Pure se hanno preso in affitto casa all’Olgiata, o hanno fatto la presentazione al Colosseo Quadrato. Forse dovremmo valutarci di più, e meglio: siamo più, e meglio, di un piccolo post per rivendicare qualcosa in cui non c’entriamo granché.

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