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    Laziomania: la Lazio di Pedro nonostante l'arbitro

    Laziomania: la Lazio di Pedro nonostante l'arbitro

    • Luca Capriotti
    Mi scoccia farlo, ma proveremo per questo articolo sulla Lazio a far finta che un arbitraggio indecoroso non abbia influenzato pesantemente una partita già complicata con una doppia ammonizione inventata in maniera burlesca, dopo aver diretto per tutto il primo tempo in maniera del tutto fantasiosa e distopica. Lo faremo insieme, perché altrimenti analizzare Lazio-Sturm Graz senza ripercorrere le linee genealogiche della classe arbitrale tedesca che ha prodotto siffatto direttore di gara diventa complicato. Partiamo da qui: la Lazio c'è, e non è quella delle ultime 2 di Europa League.

    UN'ALTRA LAZIO - Ce l'aspettavamo, un'altra Lazio, e si è vista. Nonostante un primo tempo con provocazioni da taverna e lassismi arbitrali, i ragazzi di Sarri stanno in partita, si portano avanti, soffrono il ritmo forsennato degli austriaci ma ribattono colpo su colpo. Bene la difesa spagnola Gila Patric, molto bene Pedro e Immobile così così, nonostante il gol. Si vede quando è stanco, prima o poi lo noterà anche Sarri. Detto ciò, il primo tempo sembrava in cassaforte fino a quell'episodio fantasy di cui, abbiamo detto, non parleremo. A quel punto diventa complicatissima.

    A TRATTI BENISSIMO - Nel secondo tempo, pur in 10 uomini, Sarri modella la squadra in un 4-4-1 coperto ma anche capace di offendere, tiene in campo comunque Immobile, Pedro e Felipe Anderson, prova a ribaltare velocemente il campo per andare a fare male sfruttando metri e difesa alta dello Sturm. Pur in 10 uomini, la Lazio è in partita, corre, si muove, mette su azioni pregevoli, convincenti, forti. Non è la Lazio orrenda della Danimarca, è finalmente una Lazio presente, tonica, tecnica. Tiene campo finché può, poi subisce il pareggio, poi si porta eroicamente davanti con uno scambio delizioso con uno dei protagonisti del match sugli scudi, Pedro. Lo spagnolo non solo segna, ma per tutto il secondo tempo dà una pratica lezione su come trofei, bacheche stracolme, carriere scintillanti si ottengono con questa capacità incredibile di sacrificio, questa umiltà assoluta a fronte di mezzi tecnici e caratteriali colossali. Pedro aiuta, Pedro alleggerisce, Pedro è pericolosissimo. Pedro incarna quello di cui la squadra ha bisogno, è una specie di oasi in un deserto di forcing, prepotenza, fisicità austriaca. Pedro è tutto ciò che chiede Sarri, e speriamo noi. 

    ZOOM SUI SINGOLI - Sui gol la difesa, in particolare sul secondo, poteva essere più reattiva, ma in generale anche sui singoli c'è poco da dire: ok, l'errore di Cataldi pesa come un macigno, e dall'altra parte un paio di gioiellini li hanno (Horvath per esempio mi piace da matti), ma i big dicono la loro finché possono, a parte un nervosissimo Luis Alberto, e in generale la sensazione è forte che comunque la prestazione mediamente l'abbiano fatta tutti, anche i meno appariscenti. Anche i meno presenti: Basic ha bisogno, come altri, di giocare di più, ed è estremamente cruciale per lui che queste siano partite vere. Più vere e dure di così, insomma...

    COSA CI PORTIAMO - Pedro però non basta, alla fine la Lazio si deve accontentare di un punto stiracchiato, intascato in una serata nervosa, che poteva diventare veramente molto molto storta. Non è andata malissimo perché la squadra si è opposta ad un destino scritto su un cartoncino pigmentato con tenacia, sacrificio, e consapevolezza della forza. Sarri può rivendicarla: i suoi oramai sono consapevoli di essere forti, sanno leggere le fasi della partita perché sono forti e capiscono come esserlo in diversi momenti del match. E pazienza se Cataldi esce col gol subito sul groppone, non è lui il colpevole, non ce ne sono. E non ce ne sono perché ogni possibile colpa è sanata nel lavacro del sacrificio, nello sforzo e nella tenacia del secondo tempo. La maturità di questa squadra sta diventando lampante, e il girone del tutto aperto, a 2 partite dalla fine, è un richiamo a non abbassare le pretese ma alzare ancora di più l'asticella della prestazione, dell'attenzione. Può capitare un arbitro partorito da un romanzo di Stephen King o un episodio storto o una notte nera, ma le grandi squadre giocano grandi partite. E se si fanno partite di spessore, alla lunga andrà bene. La strada è quella giusta, Sarri lo sa, i ragazzi lo stanno capendo ogni giorno di più, ogni sforzo di più. L'identificazione con i dettami di questo toscano schivo e dritto sta crescendo, superando i livelli di guardia. Lo dico stasera, in una serata avara di gioie: quando il mondo si accorgerà della Lazio, di come gioca, di come sta veramente andando, dei risultati che sta ottenendo, sarà comunque in colpevole ritardo.

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