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Laziomania: la bella differenza tra Stia e Barcellona
COLLETTIVO SARRI - La sua carriera (e intendo tutta, dalla banca ai campacci alle grandi sfide) è stata lontana dalla superficialità del calcio. È una frase che fa pensare, in uno sport dominato da una ristretta cerchia di ricchissimi solisti, incapsulate in squadre aziende che mirano ad eliminare l’anomalia, l’imprevisto, per far vincere sempre gli stessi. La bella intervista del Corriere dello Sport l'ho dovuta masticare con cura, con attenzione. L'ho dovuta spingere fin dentro ai miei preconcetti, per disinstallare l'idea che mi sono fatto di questo tecnico toscano. Questo lo dico, perché forse tutti ci siamo fatti un'idea. Anche di come andrà questo campionato. E forse è quella sbagliata.
SEDUZIONE SARRI - Sarri seduce, e se non vi seduce fatevi una domanda su cosa sia il calcio per voi, proprio perché ha in testa qualcosa di molto diverso. È arrivato in un’etá in cui piccole gioie fanno da corollario ad una voglia più profonda. Non illudetevi, pure i sessantenni vogliono sempre vincere. Ma vogliono oramai farlo alla loro maniera, togliendosi lo sfizio di scegliere il modo, specialmente se possono, specialmente se hanno avuto successo. E questo toscano da Stia in poi ha avuto tempo di costruire una nomea, perfino una specie di leggenda. Che magari non lo ritrarrà a dovere, anzi sicuramente no, ma è simbolo di una sua capacità di trasformarsi nel percorso. Con questo credo interiore profondo: divertirsi col lavoro, con la simmetria tra una vita serena e un gol fatto come Sarri comanda. Come dice lui, tra Stia e Barcellona c’è una bella cazz di differenza. La stessa che corre tra noi e loro. No, non siamo uguali, anche se a volte siamo noi loro. C’è una bella cazz di differenza eccome. La differenza sarà il divertimento.