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Laziomania: l'Inter incarognita non si divora la Lazio come pensavate
A TESTA ALTA - In partita fino all'ultimo: contro l'Inter, in 90 e più minuti complessi e duri e fisici, la Lazio di Sarri intanto sbaglia pochissimo. Ed è una notizia: una squadra che fino ad ora aveva palesato e ha limiti tecnici, di concentrazione, black-out, difficoltà di apprendimento e assimilazione, contro l'Inter fa pochissimi errori. Forse il più grave non lo paga: Luiz Felipe non scappa a dovere su Lautaro che segna, ma in fuorigioco millimetrico ravvisato dal VAR. Per il resto la squadra di Sarri, contro un'Inter colossale, ben messa in campo, tecnica, con un gioco importante che sta giganteggiando contro tutti, fino alla fine ci prova, rimane, si dimostra gagliarda e concentrata. E di questi tempi è molto, tanto, davvero, un miglioramento notevole. Lo voglio spiegare: in una partita avara di emozioni e con un margine di errore ridottissimo, contro una squadra che gioca un calcio importante, con protagonisti di livello superiore rispetto al nostro, la Lazio si dimostra all'altezza. Coraggiosa, come la voleva Sarri. Dura, spigolosa, indigeribile per l'Inter che voleva divorarla. E all'ultimo, negli ultimi assalti, perfino quasi indigesta e velenosa. Alzate la mano, tifosi nerazzurri, se all'ultimo angolo eravate sereni a godervi il trionfo. Se l'avete alzata, forse dovreste rivedere il vostro approccio al calcio, o mollare la valeriana.
COSA MANCA CONTRO L'INTER - Lo abbiamo capito, Gagliardini contro Milinkovic è un po' come vedere le Robot Wars che trasmettevano in tv anni fa, un clangore infinito di muscoli, tiranti, impatti. Una specie di opera d'arte connessa e vivente, ma il nostro stavolta ha mancato il pallone del 2-2, non ha impattato a dovere l'assist al bacio proposto da un Felipe Anderson di sacrificio, che comunque la palla deliziosa e potenzialmente decisiva la mette. Un altro che ha fatto troppo poco al suo ingresso in campo è Luis Alberto: abbiamo capito che Basic Sarri lo mette sempre. Si tratta di un ragazzo fisico, con buona tecnica, intelligente, di equilibrio: contro l'Inter ci sta preferirlo. Ma Luis è entrato in una partita veramente costipata e asfittica con meno incisività del solito. Certo, parleremmo di altro se i suoi calci d'angoli sul finale avessero avuto effetto diverso. Il calcio è così, Luis Alberto deve ancora macinare pane duro per conquistare sempre e comunque Sarri. Per me ci riuscirà, se ne avrà voglia.
COSE ANDATE OK - Come sempre plauso ad Immobile (la sintonia con Cataldi che sa come cercarlo cresce), che oltre a immettere colossali dosi di sudore sul campo, irrorando generosamente le zolle di San Siro, segna il gol del pareggio approfittando dell'ennesima ingenuità dell'Inter, che è potente, forte, una squadra veramente tosta da affrontare, ma c'ha pure un sottofondo fessacchiotto niente male. Dall'andata al ritorno, un gol un po' da svampiti lo prendono sempre. Lazzari meglio di Luis Alberto: entra bene in campo, fa il suo, peccato che come terzino non sia proprio il suo. Dalla metà campo in su mi fa sempre stravedere per lui quando non si spaventa, si dimentica la provincia e va come un treno. Chi si preoccupava dell'assenza di Acerbi, ecco un altro che si è dovuto ricredere: Stefan Radu ha i suoi acciacchi, i suoi anni, Luiz Felipe magari scappa tardi, ma insieme hanno tenuto botta, si sono aiutati, l'intera Lazio ha difeso bene, con attenzione, con poche sbavature. Per essere una squadra iper perforata, una prestazione di livello. Manca la fase offensiva: ancora non siamo quei figli di buona donna che palleggiano in faccia a chiunque. Ma si diventa così anche con partite come questa, anche giocandosela fino all'ultimo contro una squadra davvero molto più forte.
CONCLUSIONI DEGNE - Per il resto abbiamo affrontato l'unica squadra che veramente mi dà sempre l'impressione di essere immensamente superiore alla Lazio. Per caratura, capacità, singoli, collettivo, gioco, l'Inter di Inzaghi è veramente molto dura da affrontare, ti strappa i gol di dosso e non ti fa vedere il pallone per tantissimi minuti. Una squadra decostruita e ricostruita per lo stesso obiettivo, lo Scudetto. La Lazio negli ultimi 2 anni è scesa di livello, il quarto posto lo nomineremo finché lo consente la matematica ma per incapacità altrui più che per caratura di rosa. Si vede che questa squadra non è stata adeguatamente rinforzata per troppo tempo: vuole il caso che siamo proprio in quel periodo dell'anno in cui si può intervenire sul mercato. Tare ha già tirato in ballo l'indice di liquidità, sarebbe ora che cominciasse invece a tirare dentro gente che ci aiuti, che sostenga questo progetto, che cominci a colmare il gap che abbiamo percepito stasera. A farli ballare, senza indice di liquidità, poi ci pensa Sarri.