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Laziomania: Keita, una grande, triste beffa economica di Lotito alla Juventus
I giocatori forti dovrebbero rimanere alla Lazio. In questa vicenda lunga e tortuosa, la Lazio perde un capitale tecnico immenso, decisivo. Arriverà qualcuno, questo è certo, ma in questo calvario lungo d'estate che si è trascinato fino al 29, dies natalis di un grande, triste miracolo economico, Keita è stato più volte accostato a Pandev: più che il macedone, la partenza di Keita sembrava, a tratti, quella di un altro talento, Mauro Zarate.
In comune hanno avuto tutti e due una classe immensa, sposata con la capacità innata di accendere passioni, discussioni, una punta d'odio e, in fondo, amore. Siamo arrivati all'essenza del calcio, flash. Flash: Mauro Zarate si allena da solo, sotto un sole forte, battente. Flash: Keita fianco a fianco a Tounkara, in una delle sue prime interviste in Italia, risate, faccio domande, lo sguardo si accende. Come ti farai chiamare: "la maravilla", risponde. E si accende.
I giocatori forti dovrebbero rimanere alla Lazio. La vicenda Keita si è prolungata, trascinata, ci è voluto Jorge Mendes, tutto il suo potere, la sua forza, per convincere Lotito a cedere. Per beffare la Juventus a Cortina è arrivato uno dei più potenti procuratori del mondo, vicino alla finanza che conta davvero. 30 milioni di motivi per far ridere sguaiatamente tutti quelli che ammirano le dinamiche tecno-economiche che animano le grandi scrivanie; 30 milioni di motivi che fanno applaudire quelli che capiscono l'efficacia di una cessione a 2 giorni dal gong finale, a 2 giorni dalla firma gratis direzione Torino; 30 milioni di motivi per le due fazioni in gioco nell'ambiente Lazio, che si fronteggiano, si sbeffeggiano, chi critica e chi santifica quelli che partono, con le santificazioni preventive e postume, sarà forte, era forte.
Almeno stavolta avranno ragione: Keita era forte davvero. 30 milioni di motivi per dire che, alla fine, un altro giocatore forte, ambizioso, non ha trovato casa sua alla Lazio, e deve sceglierne un'altra. I giocatori forti dovrebbero rimanere alla Lazio. Forse alla fine, in qualche modo, per i pochi che li rimpiangono (certo, la Lazio resta, ma pure l'amore), anche i giocatori forti restano: in un posto personale, intimo. Dove l'economia non è gradita, i vostri calcoli potete ficcarveli di nuovo in calcolatrice, e rimangono solo una porta, un attaccante che dribbla, salta l'uomo, segna, e va ad esultare sotto la Curva Nord. Un saluto a Keita, personale, intimo: il ragazzino che ci ha fatto vincere lo Scudetto Primavera non c'è più. Forse è un bene, forse è un miracolo, forse è solo triste: i giocatori forti dovrebbero rimanere alla Lazio.