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    Laziomania: innamorarsi di Luis Alberto, di nuovo

    Laziomania: innamorarsi di Luis Alberto, di nuovo

    • Luca Capriotti
    Innamorarsi di nuovo di Luis Alberto Romero Alconchel, in un caldo pomeriggio romano di fine settembre: è possibile. Innamorarsi di questo numero 10 cavalleresco, trasformato in una mezzala eppure ancora fedele al suo antico codice cavalleresco, il suo giuramento alla bellezza. Quello che solo i numeri 10 fanno. Quelli che stanno scomparendo nel calcio moderno, veloce, potente, muscolare. Ma resistono, come certi attimi di cieco ottimismo. Innamorarsi di Luis Alberto, nonostante tutto. Nonostante l'estate bugiarda, le profferte d'amore degli altri. Nonostante avevo giurato: mai più pendere per questo numero 10 spagnolo. Vorrei vederlo sempre così, il numero 10 della Lazio, un maestro di stile. Mentre gli altri picconano calcio, lui sembra chiedere al pallone di vivere, di esprimere vita. La Lazio sa essere davvero bella quando Luis Alberto lo vuole. Quando gli chiede di essere viva: "Eppur si muove!". Quando Luis Alberto è così, come lo abbiamo visto contro il Genoa, viene da chiedersi cosa avrebbe fatto senza calcio. Forse l'architetto, forse sarebbe stato un sublime mosaicista, capace di tirare fuori dal piccolo gesto di eleganza l'insieme di bellezza. Forse avrebbe potuto fare solo questo: calcio, ma bello. Innamorarsi di Luis Alberto, di nuovo, oggi. 

    LA BELLEZZA DELLA LAZIO - In questa domenica di sole conta solo questo: la Lazio è davvero bella. Poi, tra qualche ora, qualche giorno, potremo pensare a quanto sia caduca, effimera forse, questa bellezza. Di quanto conti fino ad un certo punto di fronte all'unica certificazione che abbia, purtroppo, un qualche senso: i 3 punti. Quelli richiesti da Inzaghi. Chiesti, ottenuti. Ma quando Luis Alberto innalza verso il cielo il suo piede destro, viene da chiedersi dove possa arrivare, la sua personale torre di Babele estetica. Quale dio stia sfidando, quale suo mostro anteriore debba per forza dipingere meravigliosamente per non cadere a fondo. Luis Alberto rappresenta tutti i pregi di questa Lazio, veloce di testa e fine nel tocco, quando si ricorda di avere un'anima bella. Quando invece decade, ne é anche i difetti: capace di lunghe ombre, che si allungano come un lunedì, dopo una splendida domenica di sole romano. 

    IMMAGINE DELLA DOMENICA: INZAGHI-IMMOBILE - Chiaramente l'immagine della domenica è l'abbraccio tra Immobile ed Inzaghi: anzi, la corsa dell'attaccante a cercarlo, a volere con forza questo contatto fisico pacificatore. Pax vobiscum. La Lazio è bella, semplicemente, e regala anche icone deliziose. La parola più ricorrente è famiglia, in casa Lazio. Acerbi la ripete come un mantra, in zona mista. Se questa Lazio è una famiglia, Luis Alberto deve essere quel cugino di cui invidiare tutto, famiglia, lavoro, estatico piede destro. Quello a cui riesce la battuta a tavola, al momento giusto, come un passaggio filtrante creato prima che il pensiero degli altri potesse anche solo immaginarlo. L'abbraccio di Inzaghi e Immobile è iconico, ma è quasi normale, una specie di chiusura naturale di una vicenda un po' rabbiosa. Ma quando Luis Alberto abbraccia il pallone così viene voglia di chiudere gli occhi e lasciarsi accarezzare. Sognare, forse l'ultima volta. La Lazio stravince, tutto è tornato nella naturale concordia delle cose, la classifica è ancora un po' in gap ma questi punti pesano, eccome. Eppure, in tutta questa domenica ricca, seduto in quel caffè io pensavo solo a Luis Alberto. Agli scherzi del destino: avevo giurato che no, mai, non ci sarei cascato di nuovo. Eppure, ogni volta che gioca così, io mi innamoro di nuovo di Luis Alberto, come se fosse la prima volta. Come se potesse giocare così per sempre. Forse non può, ma è da innamorati pensarlo. Innamorarsi di Luis Alberto, di nuovo, e ancora. 

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