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Laziomania: Increduli e sconvolti
Ci ho pensato subito, dopo aver letto la notizia, a quanto dolore, a quante profondità di abisso si possono sperimentare - e le abbiamo sperimentate tutti - dopo un lutto così grave, così vicino, così forte. Ho vissuto da vicino il dolore composto e profondo della famiglia Fersini, i memorial, la discreta presenza di Simone Inzaghi sempre e comunque. Ma ogni volta è una mazzata diversa, forte, feroce. Ogni volta è un dubbio, un interrogativo, un dolore lacerante. E arriviamo al secondo modo, il mio. Che vale poco, ma per quello che vale ve lo racconto. Personalmente coltivo l'assurda speranza che un giorno tutto questo ci verrà spiegato, chiarito, in qualche modo tutti questi dettagli che ci sembrano tessere spaccate di un mosaico di cose che potevano essere andranno al loro posto. In qualche modo profondo capiremo, in qualche modo profondo abbracceremo di nuovo, in qualche modo profondo le cose andranno al loro posto, le persone guarderanno allo spazio risibile di una vita, delle nostre vite, con uno sguardo di profonda comprensione e compassione e consapevolezza. Per chi - come me - è un grande appassionato di avventure spaziali, di cosmo, di supernove e buchi neri e immense masse di energia in movimento perfetto, perfino di Dio, tutto questo è una timida speranza: che in qualche non luogo, o luogo profondamente diverso, queste persone che oggi ci sembrano strappate siano già più felici, siano ancora nostre, siano già in quella consapevolezza. Ci guardino, ora, con quella consapevolezza profonda, compassione, comprensione di quanto dolore siamo, di quanto abbiamo bisogno di loro. Di quanto ancora, in un modo misterioso, possano contribuire a migliorarci, innestandosi in una nostra parte profonda. Forse è solo una piccola speranza, o una piccola consolazione, ma è l'unica che ho, l'unica che posso condividere con voi.