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    Laziomania: il Sassuolo che programma è più forte della squadra di Sarri?

    Laziomania: il Sassuolo che programma è più forte della squadra di Sarri?

    • Luca Capriotti
    La domanda che inquieta ve la faccio subito: il Sassuolo è più forte della Lazio senza Milinkovic e Luis Alberto? Ha un allenatore davvero bravo e preparato, Dionisi, ha una squadra giovane, pimpante, che va a 2000 e gioca molto bene, oltre che ad altissimi ritmi. Ha due campioni d'Europa e in panca Boga, non André Anderson e Muriqi. La domanda che inquieta: bastano due assenze per farci abbassare così tanto di livello. Ovviamente sì, visto come si è lavorato per NON costruire negli ultimi anni. E ora passiamo alla partita. 

    LA LAZIO NONOSTANTE IL GALA - Nonostante la fatica e la prestazione brutta di giovedì contro il Galatasaray, su un campo duro e davvero complicato i ragazzi di Sarri ci mettono tanto. Ci mettono ordine, forza, provano a ribattere, passano in vantaggio grazie ad un ottimo Zaccagni. Pedro trova come sempre soluzioni geniali, ma davanti il Sassuolo spinge, spinge, spinge, e finalmente ci ricordiamo cosa vuol dire avere un portiere: Strakosha para, non sempre cose impossibili, ma sarà bello quando sceglieremo un estremo difensore tra i due (sarà un terzo probabilmente) perché serve avere qualcuno che pari. Pazzesco dirlo, ma è così. Il primo tempo è bello, intenso, il Sassuolo merita il pareggio ma non lo raggiunge. E questo è un punto per Grifondoro, cioè per una Lazio che sta tenendo campo. Su un campo, il Mapei, sui cui hanno faticato tante big, e stenteranno in generale quasi tutti. 

    IL DILEMMA CENTRALE - Nel secondo tempo le gambe della Lazio girano meno, e questo acuisce la sensazione un po' inquietante: che negli 11, nel complesso, il Sassuolo sia più forte della Lazio. Forse solo in questo secondo tempo, con questi uomini, ma è una sensazione che mi ha dato fastidio. Penso derivi da una parola abusata, che a Reggio Emilia è invece resa concreta, è un fatto: la programmazione. Il Sassuolo programma, e lo fa da anni, dà continuità, ha investito su ragazzi che negli anni sono migliorati, cresciuti, sono diventati forti, fanno parte di un collettivo che ha piacere di giocare a calcio, coi tempi giusti e la forza giusta. E si vede. Dall'altra parte siamo all'inizio, si vede la polvere, il calcestruzzo, le piccole crepe, i piccoli problemi. E le gravi carenze strutturali, di mercati su mercati fatti male, senza investire veramente. E ora andiamo sui singoli. 

    CHI ENTRA - Negli 11, la Lazio era in vantaggio, giocava bene. Uscito Pedro, molte delle soluzioni sono state bloccate dalla scarsa vena di Felipe Anderson, che quando gioca così malaccio, così respingente, non è affatto piacevole da guardare. Gli riesce poco e niente, entra in un momento della partita complesso, non decide. E quando uno così non decide, lo faranno gli altri: Berardi inventa totalmente il gol del pareggio, ma bisogna essere onesti, il Sassuolo lo meritava. Il raddoppio nasce da un'altra roba bella di Berardi, con Anderson che lo molla subito, non sia mai che faccia qualcosa di utile (e qualcuno mi dirà poi dove stava Acerbi, perché, e perché è così di basso livello questo suo campionato). Benissimo Basic: sostanza, avrebbe meritato il gol per quel bolide all'incrocio, peccato. Questo è un buon giocatore, potrebbe diventare davvero molto utile, qualcosa di calcio il nostro ds ancora se lo ricorda. Un altro che ha un approccio indecoroso? Lazzari Manuel. Il primo, Anderson, dovrebbe però essere un rinforzo per Sarri. L'altro è evidentemente fuori contesto, e non è l'unico che purtroppo o per fortuna dovrebbe cambiare aria, se non riesce a cambiare qualcosa del suo modo di fare calcio. Posso dirlo? Bene André Anderson - sì, gioca ancora alla Lazio - e benino perfino Muriqi: guadagna un rosso, fa a spallate, viene financo servito alto. Fa quello che deve, provare a creare presupposti. Chi si aspetta i gol da lui ovviamente è un visionario: non è Caicedo, che abbiamo scaricato per tenerci lui, ma la colpa non è sua. 

    PROGRAMMAZIONE - La colpa è di chi ha messo una dopo l'altra queste scelte. Ora tempo, calma, non è questa la sconfitta grave. Questa quasi ci sta (anche se è brutto dirlo), le sconfitte brutte sono altre. E già ne abbiamo viste molte. Non è questa, ma dovrebbe essere uno sprone: il mercato non serve per le toppe, o tirare nel Bosforo 20 milioni. Programmazione, questo serve: prendere giocatori che oggi ti servono, domani diventeranno fondamentali. Chi sa se siamo in grado di fare questo mercato, di capire le differenze tra le sconfitte, di smettere di perdere. 

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