Laziomania: il nostro grosso grasso pre-partita innominabile
Inizia il dilatatissimo prepartita innominabile, il nostro grosso grasso prepartita innominabile, che non ci farà dormire: quella partita che non si può neppure arrivare a concepire, per le ansie e le fobie che la agitano, per le ripercussioni che la anticipano e le conseguenze, sempre nefaste, o godibili, che la seguono. La partita delle partite, innominabile, si avvicina. Forse la stessa gara con il Milan non è stata che un pareggiotto che non cambia nulla, o cambia pochissimo. I punti dal Milan continuano ad essere 7, da questo Milan deludente, che a fine stagione probabilmente darà il benservito a Mihajlovic. Milan-Lazio è stata la partita dei destini incrociati: le chiacchiere su Zapata in chiave biancoceleste, e Honda quasi fatta alla Lazio, quasi fatta, e poi il passaggio, in seguito, al Milan, Miha che potrebbe cambiare panchina, e a Roma alla fine abita la sua famiglia, gioca a calcio suo figlio, tutto bellissimo tranne quel piccolo problemino legato all’ingaggio (veramente oneroso, a quanto pare), e ad una certa aria non proprio da matrimonio con Tare. Lotito e Galliani da sempre alleati, e poi Candreva. Lui, sostituito negli ultimi minuti per necessità di trincea, dopo l’espulsione di Lulic (ma non si poteva cambiare prima?), ha alzato lo sguardo e ha guardato lo stadio. Che potrebbe diventare il suo, stadio. Ma questo importa poco ora, ora che ci vuole una polemica di dignità: quella invano richiesta a Pioli dai giornalisti, quella che Pioli altrettanto inutilmente chiede alla squadra. E in lontananza, se ne delineano i tratti, si staglia all’orizzonte, si avvicina. La Pasqua, eh, che avete capito. Non quella partita innominabile, che non ci farà dormire. Ammesso che fino ad ora, qualcuno sia riuscito a dormire tranquillo.