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    Laziomania: Igli, l’Atalanta ci ha mangiato! Il vero problema con Immobile

    Laziomania: Igli, l’Atalanta ci ha mangiato! Il vero problema con Immobile

    • Luca Capriotti
    L’Atalanta ci ha mangiato. Ci sarebbero tantissime cose da dire, di fronte allo stadio Olimpico di Lazio-Atalanta. Alcune non saranno gradite, altre sono sacrosante. Ci sarebbero tantissime cose da dire, a partire dall’atteggiamento di alcuni, dalle bizze di altri, dalla sfiga che ci vede benissimo e fa uscire il nostro miglior difensore, Romagnoli, a partita appena messa male. Prima che finisse peggio. Per me sono tre i punti principali: le partite le fanno i dettagli, Immobile non è un dettaglio, il cabotaggio delle rose è cruciale. Ci hanno mangiato.

    BIG MATCH NEL DETTAGLIO - Punto primo, primo chiarimento: perdere in maniera così netta un big match così importante, l’occasione per mettersi dietro la Roma, rimettersi in zona Champions  e rintuzzare le rinnovate speranze europee dell’Atalanta era ghiotta, ghiottissima. La partita era campale. Si tratta di una Waterloo decisiva per i nostri Napoleone? Neppure Waterloo lo fu, a dire il vero. Ma di certo si tratta di una brutta sconfitta, dura, decisa, di quelle che rimangono in gola per parecchio tempo, a forma di groppo, col suono inarticolato di un’invocazione strozzata verso il cielo. 

    Una cosa vale la pena di ricordare dei big match: spesso e volentieri si perdono e si vincono sui dettagli. A volte le cose microscopiche si fondono e sono così tante da divergere verso una supremazia netta. A volte vanno a formare gli episodi. Il calcio è uno sport mosaicale, fatto di gesti e atteggiamenti spalmati sui secondi e sui minuti. La Lazio la perde al minuto 17, quando Immobile decide di soffiare un capolavoro messo a terra e shiftato di Milinkovic Savic e sparacchiarlo alto. In quel preciso minuto si è consumato un atto della sconfitta netta della Lazio contro l’Atalanta. I dettagli. Lazzari che sacramenta, invece di correre. Cataldi che chiude tardi. I dettagli.

    IMMOBILE E LA PORTA - Voglio dire una cosa, a scanso di equivoci: ci serve il miglior Immobile, ci servirebbe sempre. Per raggiungere quello top, il cecchino che ci ha trascinato per anni, purtroppo servono due cose. Condizione di alto livello, costruita su un minutaggio in crescendo. E testa. La testa, per uno come Ciro, è più difficile da reimpostare. Non so se vi è mai capitato di andare in ferie, farvi 20 giorni, e non avere nessuna voglia di tornare. Capita se avete staccato davvero mentalmente, se siete stati a lungo fuori dai giochi: l’universo lavoro sembra lontanissimo, mille miglia. Per Ciro è simile la situazione: per raggiungere quella convinzione e freddezza e killer instinct il nostro deve shakerare emozioni, convinzioni, incoraggiamenti, coraggio. Un mix perfetto, che ogni anno ottiene e gli permettere di essere un bomber vero. Ecco, l’impressione, al netto di una forma fisica ancora scadente, goffa (iconica l’incapacità di saltare il portiere in uscita, come se non l’avesse neppure visto) e del tutto inadatta a giocare questo big match, è che non sia ancora del tutto rodato mentalmente. Non è letale. E quando sbaglia quel gol dimostra la voglia di mangiarsi il mondo e nello stesso tempo che attualmente siamo spuntati. Ci siamo trovati a gestire una Lazio senza Immobile. Ora dobbiamo gestire una Lazio con Immobile convalescente. 

    LA DIFFERENZA TRA LE DUE - L’andamento della gara è stato tipico: chi affronta l’Atalanta sa che dovrà correre tanto, essere molto preciso in pochi istanti, non farsi mangiare. La Lazio prova a resistere, a tratti ci riesce anche, ma l’impressione di tutta la partita è che l’Atalanta sia superiore alla Lazio. Non in certi uomini: Milinkovic fa un paio di giocate mostruose, Felipe e Zac poco e niente (meglio quest’ultimo, ma di poco), stavolta Pedro entra troppo dopo. Ed è un peccato, perché forse andava dosato più Immobile: meno Ciro zombie, più Pedro vivo, vivo, vivo. In toto però le due squadre sembrano davvero diverse per caratura: simbolici i cambi. Sul finire del match Gasperini inserisci Duvan Zapata e Boga. Cioè, non so se rendo: noi a quel punto potevamo mettere Romero e Cancellieri. Capite che, nella faida tra il titano Sarri e l’olimpico Tare, è abbastanza chiaro che a sopravvalutare la rosa probabilmente sia il dirigente albanese. Questo vuol dire che la Lazio fa schifo, la stagione da buttare? No, tutt’altro: al netto di un atteggiamento non sempre top (Lazzari dovrà spiegare il secondo gol, tutto nato non dal suo errore, ma dalla sua recriminazione senza correre come un pazzo per rimediare), la Lazio sta lottando in pochissimi punti per il quarto posto. 

    LOTTA PER IL QUARTO POSTO - Si tratta di una mezza impresa: per me la Roma è di livello simile alla Lazio, ma le altre (Milan e la Dea), sono avanti per caratura, stipendi, ampiezza della rosa. Lo dice il campionato, le spese, dove pescano i giocatori (noi Cancellieri, loro Lookman, e chi lo ha al Fantacalcio sa), i piazzamenti delle stagioni precedenti. Lo dice Lazio-Atalanta, in una notte fredda di febbraio. Non è Waterloo, c’è ancora tempo. Si tratta solo, se mi passate la pesantezza di questo solo, di una sconfitta pesante, che va a sommarsi ad uno start di 2023 non brillante. Tutto da buttare? No, ovviamente. Solo una brutta notte da mandare giù, e quanto mi pesa, e quanto è razionale e responsabile quel “solo”. Igli, l’Atalanta ci ha mangiato!

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