Laziomania: i miracoli di Diego Armando Maradona
Breve agiografia di un 10: la leggenda del Pibe de oro trova le sue fondamenta non solo nelle prestazioni, nelle giocate celesti e nei comportamenti a volte sulfurei. Non è solo la statuetta del presepe, o la religione maradoniana, il docufilm monumentale di Kusturica, o il gol più bello della storia del calcio. È anche la storia, quella di Diego Armando, di una profonda rivalsa sociale, una riscossa popolare. Di un ragazzino per cui "il primo sogno era giocare il mondiale", il secondo "vincerlo". Di una città intensa. Di un rivoluzionario che ha alzato il suo pugno chiuso contro la Fifa. No, Maradona, lo sanno bene a Napoli, fa i miracoli. Rende possibile l'impossibile. E a Formello qualche miracolo serve.
Breve preghiera di un fedele inaridito: ad esempio, caro Maradona, un miracolo servirebbe ad Inzaghi. Un miracolo sarebbe conservare per tutta la stagione il tocco spietato di Immobile, che butta dentro implacabile come un unno qualsiasi pallone sfiori. Ma la chiesa maradoniana dovrebbe chiedere un altro miracolo al suo altare di pallone e genio: che Keita resti, e non si finisca a tirarsi i piatti.
Un altro miracolo, San Diego aiutaci tu, sarebbe d'obbligo: tornare a riempire la cattedrale romana del calcio biancoceleste, l'Olimpico di Roma. Non solo per protesta svuotarla, o per protesta riempirla. Ma solo riempirla, un posto per volta. Che i canti da solisti sono belli, ma quando è tutta una squadra, quando è tutto uno stadio, quando è tutto un popolo che grida insieme, si va verso la trasfigurazione, ed il calcio assume quel significato di allontanamento dei mali che altrimenti, svuotato di tifosi, perde del tutto.
L'ultimo miracolo, come una preghierina sommessa, infantile, fatecela fare, abbiate pietà di poveri fedeli ad un dio del pallone qui a Roma crudele, legiferante, separatore. L'ultimo miracolo lo chiediamo piano. Dacci, caro Diego, un 10 che non sia magari proprio la mano destra di Dio. Ma che non si limiti a pregarlo, non si limiti alle assenze, ai tocchi vacui, alle nuvole e alle polemiche. Non si limiti a qualche mese giocato benissimo. Dacci un 10 che risolva, che scoppi come una contraddizione maradoniana dentro le menti e tra le linee. O, se puoi, per cortesia, dacci il Felipe Anderson dei tempi migliori. Dacci questa mano, Maradó. La mano de Dios, se puoi.