Tutto in una partita: la Lazio, a Modena, contro il Carpi, ha fatto vedere tutto, e il contrario di tutto, grigliata mista di stagione, tra tempo variabile e primi caldi. Tutto quello che si può stigmatizzare, tutto quello che si può lodare: dall’ingenuità di Djordjevic, che si fa buttare fuori per una mano sul collo di un avversario, alle proteste troppo cotte di Biglia, che costano il primo dei due gialli. E nel mentre cinismo mai visto sotto porta (qualcosa in testa deve essersi sbloccato, nella totale assenza di stimoli e motivazioni forse la Lazio ha ritrovato una polemica di dignità), nel frattempo tanto Carpi, che sciupa e risciupa, tanto da mandare al macero due rigori (tutti e due sbagliati malamente da Mbakogu), e probabilmente, grazie al pareggio del Palermo sul campo di una Fiorentina troppo cotta per essere vera. C’è tanto fumo in questa Lazio, che va a scatti di diavolina quando si accendono Felipe Anderson e Candreva, ruggisce come fiamma quando Klose alza i giri, sulle ali del suo talento delizioso la consapevolezza resta, che ci vorrà tempo prima di vedere un attaccante così di peso e prestigio alla Lazio. Con cui, intanto, firma i minuti necessari per eleggerla a squadra con cui ha giocato più minuti in tutta la sua carriera. Cottura e sapore perfetto, Mr Klose. Ma per il resto tanta carne bruciata (e l’odoraccio acre di una stagione sfrigolante e sprecata rimane), e la sensazione che alla fine, tra la cenere, qualcuno ricorderà le risate e la festa che uno come Klose ha saputo regalare, e domenica deciderà di salutarlo di persona, qualcun altro sentirà ancora l’odoraccio acre, qualcuno guarderà all’estate, e dimenticherà presto questo pomeriggio, e non potrà dimenticare, e non vorrà, Miroslav Klose.