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    Laziomania: finalmente la panchina, ma Sarri non è mai contento

    Laziomania: finalmente la panchina, ma Sarri non è mai contento

    • Luca Capriotti
    Sarri la porta a casa, ma Sarri non è mai contento, e Sarri va benissimo così. Martella i suoi: dopo l’Europa troppi punti buttati, troppe figuracce. I suoi assimilano, giocano una gara paziente contro un buon Verona, la portano a casa rischiando il meno possibile e creando, davanti ad un bello stadio. Non siamo ai livelli del primo tempo lezione di calcio contro il Feyenoord, ma dopo la coppa un avversario così tonico, stressante, muscolare poteva essere una trappola potente. Andata bene, ma Sarri non è contento. 

    VOLTI NUOVI - Dopo il Napoli avevamo chiesto più volti nuovi, più rotazioni, e sono arrivati. Casale al centro della difesa sembrava dover essere il titolare insieme a Romagnoli, ma un ottimo Patric continua a mietere consensi, e così Casale trova la sua prima a settembre inoltrato. E fa bene, per inciso, a parte una conduzione palla un po' sciagurata nella ripresa. 

    Marcos Antonio, volevate vedere? Eccolo qua, sapiente nel suo giro palla finché è lucido, piccoletto, troppo forse senza due bodyguard immensi ai suoi lati, Basic e Milinkovic Savic, ma efficace. Esce quando comincia a perdere troppo, deve migliorare in autonomia, come certi cellulari. Ah, Basic fa veramente una buona gara, sta diventando una vera alternativa. E sono le alternative il succo vero di questa vittoria. 

    Infine Cancellieri, fatemi spendere due parole su di lui. Un signorino saettante, che tiene in costante apprensione la difesa del Verona, impedendo un assalto a tutto spiano, costringendo a vertiginose corse all’indietro. È più punta di prima, si vede quando va al tiro invece di servire Immobile (ancora lui, sempre lui pure da opaco decisivo). Da tenere d’occhio, c’è ciccia. Ma Sarri non è mai contento. 

    ALZARE L’ASTICELLA - Sarri non è mai contento perché deve alzare l’asticella. Per questo martella, vuole continuità, vuole un filotto di vittorie. Sa che si gioca tantissimo in questa specie di Apertura pre-Mondiale. E sa che molto dipende dalla benedetta asticella. Non specchiarsi, ma correre. Non deliziarsi, ma sportellare. Vincere pure le partite complesse, difficili, dure e stancanti: per me per questo Sarei non è mai contento. Non vuole solo questa vittoria, ma guarda alla prossima, non si aspetta solo un miglioramento, ma tanti. Pretende da tutti tanto, perfino dal terreno di gioco, oggetto dei suoi strali, delle sue lamentele. Prossima volta vedrete che segnerà pure lui.

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