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    Laziomania: dov'è quello "10 volte più forte di Greenwood"? Missione ridimensionamento completata

    Laziomania: dov'è quello "10 volte più forte di Greenwood"? Missione ridimensionamento completata

    • Alessandro De Felice
    Ci risiamo! Qualcuno direbbe che non c’è mai fine al peggio, qualcun altro che quando raggiungi il fondo, puoi ancora scavare. La campagna acquisti della Lazio si è conclusa nel peggiore dei modi. Dal fax alla PEC, sono cambiati gli strumenti del calciomercato ma non è affatto il modus operandi di un club biancoceleste che completa una missione di ridimensionamento attuata a inizio estate. L’ultima giornata è emblematica e fotografa perfettamente l’operato di una dirigenza che ha operato in maniera per molti versi inspiegabile, con Baroni che si ritrova una rosa evidentemente indebolita rispetto a quella che a maggio scorso ha chiuso il campionato con Tudor in panchina. La Lazio esce da questa sessione di mercato con meno qualità, senza quattro leader tecnici e dello spogliatoio e soprattutto senza quella dose necessaria di lazialità all’interno dello spogliatoio. Gli addii di Luis Albero, Felipe Anderson e Immobile, ai quali si è aggiunto quello last-minute di Cataldi, pesano come macigni mentre in entrata la Lazio ha puntato su una serie di scommesse con calciatori che hanno militato in piazze con meno pressione e sono espressi a buoni livelli per brevi periodi. Scelte mirati di una dirigenza e una proprietà che confermano la mancanza d’ambizione e una ridimensionamento evidente con un bilancio che non può che essere negativo. Il mercato dei biancocelesti si chiude con le cessioni di Casale e Cataldi e l’arrivo del solo Gigot, col colpo Folorunsho sfumato. Un film già visto e il solito copione scritto da una società che continua a scegliere di galleggiare nella mediocrità più assoluta.

    “10 VOLTE MEGLIO DI GREENWOOD” - Il grande colpo tanto atteso non è arrivato. Quell’acquisto in grado di infiammare la piazza è rimasto un sogno di mezza estate dei tifosi, che ancor una volta hanno letto e ascoltato tanti nomi senza vedere concretizzarsi le trattative. Quello che più su tutti aveva acceso la fantasia dell’ambiente biancoceleste è stato Mason Greenwood, poi passato al Marsiglia. Autore di 10 gol e 6 assist nella passata stagione con il Getafe, l’inglese è subito partito fortissimo alla corte di De Zerbi con tre gol e un assist in 2 gare di Ligue 1. "Greenwood? Sto trattando con uno dieci volte più forte” aveva dichiarato il presidente Lotito. Parole volate via col vento e Lazio che si ritrova a fine mercato senza il sostituto di Luis Alberto e un calciatore di grande qualità in grado di garantire quel guizzo con classe e fantasia quando serve.

    NIENTE AMBIZIONI - Con la cessione di Cataldi, inoltre, la Lazio si ritrova anche a corto numericamente, anche alla luce delle condizioni tutte da verificare di Castrovilli, con praticamente l’obbligo di reintegrare un esubero tra Basic e Akpa-Akpro dopo non essere riusciti a piazzarli. Il mercato appena concluso lascia a Baroni appena 5 centrocampisti, esuberi come Hysaj, Basic e Akpa-Akpro, che la Lazio ha provato a piazzare invano, e Pedro, sulla via del tramonto. L’ultimo colpo poteva essere Michael Folorunsho, il tormentone di questo mercato in casa biancoceleste. Il profilo fondamentale, che sarebbe servito come il pane a questa squadra, ma che non è arrivato. L’offerta di prestito gratuito con diritto di riscatto fotografa perfettamente la mancanza di ambizione e la voglia di non investire di una società che ha condotto un mercato tra i peggiori della storia e con concluso in maniera emblematica.

    LA QUALITÀ - Le prime due uscite di campionato hanno evidenziato la carenza di qualità a disposizione di questa Lazio e di Marco Baroni. Le partenze di Luis Alberto e Felipe Anderson non sono state rimpiazzate con profili in grado di garantire lo stesso tasso qualitativo del brasiliano e soprattutto dello spagnolo. Un errore da matita blu in sede di mercato della società che la squadra rischia di pagare caro. Certamente la strategia di Fabiani e Lotito è stata quella di inserire fisicità, spunto e velocità in diverse zone del campo, quello che è mancato con Sarri prima e Tudor poi quando la squadra pagava una manovra troppo prevedibile e la mancanza di quelle caratteristiche necessario per saltare l’uomo e creare superiorità numerica. 

    POCHE CERTEZZE - Salernitana, Verona, Hatayspor. Escludendo Tavares e Gigot, che restano delle grandi incognite dal punto di vista fisico e della continuità in una stagione che sarà lunghissima, gli altri calciatori arrivati in casa Lazio rappresentano scommesse o poco più per un club come quello biancoceleste. Parliamo di profili che hanno fatto vedere buone cose in società di medio-bassa classifica e poco altro, attesi dalla prova del nove nella loro carriera e che dovranno dimostrare il loro valore e di saper reggere la pressione in una piazza calda come quella laziale. Troppo poco per una squadra che ha perso dei pilastri dal punto di vista tecnico-tattico e soprattutto di personalità e temperamento come Luis Alberto, Felipe Anderson e Ciro Immobile. La sconfitta di Udine ha mostrato non solo lacune dal punto di vista tecnico-tattico ma sopratutto la mancanza di carattere di una squadra che è apparsa senza mordente e a cui il mercato non ha regalato giocatori con curriculum importante (ed esperienza in grandi piazze) e spiccata personalità, se non per quanto riguarda l’ultimo arrivato Gigot.

    DOWNGRADE DIFESA - Dopo il successo contro il Venezia avevamo parlato della necessità evidente di andare a prelevare un difensore per rinforzare un reparto che in quel momento poteva contare su quattro elementi con l’incognita Mario GIla per i due infortuni fisici accusati dallo spagnolo nel giro di poche settimane dall’inizio della stagione. Nelle ultime ore di mercato la società ha deciso di cedere un Casale al dire il vero reduce da una stagione complicata e non brillante nelle prime uscite e di sostituirlo con Gigot dal Marsiglia. 31 anni da compiere ad ottobre, il centrale ha totalizzato appena 21 presenze nello scorso campionato di Ligue 1 a causa di diversi infortuni che ne hanno condizionato l’impiego e il rendimento. Un downgrade, considerando che ora la momento gli unici in grado di garantire continuità dal punto di vista della tenuta fisica. Cosa che Casale poteva assicurare.

    VIA CATALDI - Prima l’addio di Ciro Immobile, poi quello di Danilo Cataldi. Operazione completata: lazialità sradicata dalla squadra. La cessione del centrocampista classe 1993 dolorosa perché va a toccare il vero capitano e leader. Se da una parte Zaccagni rappresenta il faro dal punto di vista tecnico, dall’altra - dopo l’addio di Immobile - Cataldi era designato ad ereditare la fascia dopo un lungo percorso con tutta la trafila nelle giovanili fino al sogno della prima squadra biancoceleste. Senza dimenticare che dal punto di vista tecnico, il classe 1994 poteva rappresentare una validissima alternativa in una stagione che vedrà la Lazio protagonista su più fronti. Prima la fascia da capitano, poi la cessione. Ancora una volta scelte societarie se non con l’obiettivo di eliminare la lazialità dallo spogliatoio. Una decisione inspiegabile che conferma un modus operandi di una proprietà e una dirigenza il cui operato risulta ancora una volta gravemente insufficiente. Con la lunga lettera sui social, Cataldi ha salutato la Lazio e i laziali, che nei commenti hanno ricambiato l’affetto e sottolineato come il colpevole di questa vicenda non sia il centrocampista romano. Una brutta, bruttissima, storia che priva la squadra di un pilastro e soprattutto di uno dei pochi che nei momenti di difficoltà ci ha sempre messo la faccia, invece di scappare.

    BARONI CHE FA? - A poche ore dalla partita contro il Milan, nell’ambiente biancoceleste la delusione per l’ennesimo mercato fallimentare è evidente. Senza Luis Alberto, Felipe Anderson e Immobile e con una serie di scommesse come Noslin, Tchaouna, Dele-Bashiru, la Lazio ha evidentemente abbassato il tasso qualitativo e di leadership della rosa, oltre ad una questione numerica, ed effettuato un vero e proprio ridimensionamento. Chissà se Baroni alzerà la voce e si esporrà pubblicamente dopo questo mercato insufficiente, per difendere soprattutto il proprio operato, o preferirà - come fatto anche al Verona a gennaio - lasciar correre e lasciare che il corso degli eventi prenda il sopravvento. Pur consapevoli che sarà una stagione molto lunga e difficile… 

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