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    Laziomania: contro la combo anti-Pioli

    Laziomania: contro la combo anti-Pioli

    Sembra un gioco di quelli da calli alle mani, un antico picchiaduro su piccoli schermi videoludici: la stagione della Lazio si dibatte a letto, agitata da febbri. La stagione, non lo spogliatoio, non il tecnico. La stagione: anemica di risultati, affamata da 2 mesi senza vittorie. Ritorna, un mezzo sorrisetto, concesso tra Cataldi e Matri (sicuri che sia proprio terzo in gerarchia?). Sembra un antico picchiaduro, uno di quelli dove c’è l’affannosa ansia di ricevere il colpo decisivo, la fatality che manda al tappeto, definitiva come uno “shoryuken” (chi non sa cosa sia, vada a ripassare Street Fighter). Sembra un antico picchiaduro: colmo di retroscena e trailer animati, quasi a spiegare una storia complessa, che alla fine, invece si rivela drammaticamente semplice.


    Inno alla vittoria semplice, contro la combo anti-Pioli: contro una certa stampa ansiosa di analizzare risultati e crepe di spogliatoio vere o presunte, magari colpita al cuore da antiche rinunce, del buon Pioli, di antiche scelte di rosa. Contro chi forse davanti sostiene, ma non crede più. Contro chi magari disorientato, per così dire, da alcune scelte, come Djordjevic in trequarti: guarda l'uomo, giudica l'uomo, supporta l'allenatore. Parlami di Pioli, Mariù: non dice forse le stesse cose di un anno fa? Forse sono gli occhi di chi guarda, ad essere cambiati. “Davvero pensate che io possa far giocare chi è contro di me?”, rispondeva ad un tifoso poche ore prima dell’Udinese, fuori da Formello. (Ma Keita, dov'è? "Non si è allenato bene").

    Non è forse vero che, Catilina, che se c'è qualcuno che abusa della pazienza, di certo non è mister Terzo Posto? Anche Mourinho può essere cacciato a suon di montagne di milioni, anche gli Dei possono abbandonare l'Olimpo, forse i tifosi, non potranno mai farlo, con l'Olimpico (forse sì? Peggior dato di paganti, proprio ora). C'era una volta uno che, vista la propria bella immagine riflessa nell'acqua, è annegato pur di afferrarla, c'è ora modo di riscattarlo, scalando le pareti dello stagno. O, se si preferisce la parabola videoludica, tra Mr Bison, o Sagat, e Ryu, alla fine vinceva sempre il buono, ontologicamente, nei fatti, nei gesti, negli insegnamenti. Quello che resisteva, nel gioco antico, ce la faceva: e non é forse il calcio, il gioco più antico, è bello, del mondo? 

    P.S. Ma Keita, che fine ha fatto Keita?


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