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Laziomania: contro il Feyenoord prima lezione di calcio, poi lezione di Europa
LEZIONE DI CALCIO - Gol, senza Immobile, e sembra strano: segnano tutti tranne lui, ne fa due quel Vecino arrivato un po’ in sordina, che Sarri ha dimostrato sin da subito di considerare con serietà nelle rotazioni. Spunti positivi nel primo tempo a tonnellate: una Lazio maestosa, che annulla totalmente il Feyenoord, lo annichilisce, fa quel che vuole.
Non sembrano nemmeno una squadra, gli olandesi, sembrano presi dalla strada: una strana compagnia del dopolavoro, sfasata, del tutto scompaginata, lunga. I tifosi giallorossi, nei giorni scorsi, hanno pungolato quelli laziali, minacciandoli con una figuraccia europea contro quella stessa squadra da loro battuta – con qualche fatica – in finale della tanto bistrattata da una parte ed esaltata dall’altra Conference League. Beh, questo Feyenoord sembra parente lontanissimo di quello: la Lazio gli passa sopra con strapotere assoluto per 45 minuti, imponendo un secco 3-0, triangolazioni, accelerazioni letali, inserimenti. Uno stillicidio di dominio pieno e consapevole, una specie di incredibile carosello di azioni, anticipi, passaggi sbagliati di molto dagli ospiti. Che poi rientrano negli spogliatoi, arriva qualche cambio, e danno segnali di vita.
UOMINI IN PIU - Un tema dell’Europa League: in una fase così concitata, fino ai Mondiali almeno, diventa fondamentale chiuderla, non pensarci più, risparmiare ai titolari dai 90’ ai 180’. Una boccata d’ossigeno fondamentale. Un altro tema: questa deve essere la Coppa degli uomini in più. Da queste partite, da questi mini turnover dovranno uscire giocatori in grado di darci una mano grossa in campionato e nella seconda fase dell’Europa League, quella contaminata dalle squadre bocciate dalla Champions League. Segnali fortissimi da Vecino, per ora una delle riserve più vicine ad essere titolari aggiunti, bene Gila fino a quella leggerezza finale, quella lezione d’Europa.
LEZIONE DI EUROPA - Il secondo tempo è a tutti gli effetti una lezione di Europa. Il Feyenoord torna con maggior voglia, ma alla prima occasione la Lazio fa il quarto gol, e la partita non sembra chiusa, ma serrata a doppia mandata. Eppure l’Europa League insegna ai ragazzi di Sarri una lezione importante: non ci si può mai distrarre, perché la qualità non manca mai. Un paio di cambi azzeccati – assurdo pensare che questo messicano, Gimenez, possa rimanere fuori dall’11 titolare, per dire – e il Feyenoord trova un rigore - inesistente probabilmente, ma così va il mondo e conseguente gol della bandiera.
Siccome la lezione va sorbita e assorbita fino in fondo, il 4-2 mette tutti in allarme, e l’allarme è giustificato: a 3 minuti dalla fine Gila fa l’unica sbavatura di una partita importante, poi prova a rimediare in scivolata. Rigore, poi negato, giallo, poi negato: questo forse c’era, ma così va il calcio, alle volte. Poteva essere 4-3 di una partita largamente dominata, che sembrava in totale controllo. Un piccolo monito, uno spunto di riflessione per Sarri: non esiste mai una partita finita per questa squadra, per ora. Bisogna crescere su questo: non risvegliare avversari demotivati, non offrire il fianco, non abbassare la soglia di cattiveria, rabbia. Attenzione, è una dettaglio in una notte di strapotere, ma un dettaglio di quelli non piccoli, di quelli che sarebbe meglio non minimizzare del tutto. In una notte bella, forte, strana, una lezione di calcio, e una lezione d’Europa.