Come rompere un televisore. O se vi va peggio, col sacro. La partita con la Samp, ma forse più in generale la stagione biancoceleste, è il manuale della perfetta rottura, frattura col sacro, col cielo. Perché di sacro, dentro questo Grande Raccordo Anulare, non sembra esserci rimasto molto fuori dagli usci delle chiese. Per esempio prendete quel grande comandamento del calcio: se conduci la partita puoi farla tua. La Lazio, al netto di un numero di occasioni importante, non è riuscita a portare a casa il risultato, a perso contro la Samp quando un pareggio era già stretto. La Lazio contro la Samp ha palesemente regalato un ulteriore precedente a quella regoletta che invece deve essere appesa sulla porta dell'Inferno dantesco:lasciate ogni speranza, voi che sbagliate gol. La Lazio ha tanto peccato sotto porta, col risultato che i suoi tifosi ora galleggiano tra il girone degli iracondi, la bolgia del "ho spaccato il televisore a testate" (al gol di Diakite) e il sotto-gironcino dei lussuriosi di Djordjevic, quelli trascinati da una tempesta perenne, gli uni abbracciati agli altri, con i gol sbagliati dall'attaccante serbo per sempre davanti agli occhi. Ma forse la colpa più dura, il peccato più grande, è veder finire questa stagione senza soccorrerla, senza speranza d'Europa. E rompere il televisore, alla vista delle marcature, inesistenti, sul secondo gol della Samp. O forse peggio ancora, aver creduto speciale una squadra normale.