Laziomania: chi ha qualcosa da dire, si faccia avanti, e taccia
Benvenuti nel nuovo mondo. Come mai, somiglia tanto all’antico? La Lazio di Saint Etienne è anche volenterosa, operaia, potrebbe perfino vincere. La Lazio di Saint Etienne è anche pasticciona, appiccicaticcia, stranita. Benvenuti nel nuovo mondo: da ieri a lunedì passa il destino di un uomo, prima di un allenatore. E allora forse è proprio quest’uomo, Stefano Nome Pioli Cognome, a tracciare con estrema precisione i limiti della sua Lazio: sprecona, arruffona, con l’ultimo passaggio sempre tra le mani e mai assaggiato, come un dolce che forse manco si voleva, e ora bisogna mangiare per forza.
Benvenuti nel nuovo mondo: Pioli ha qualcosa da dire. In campionato è l’ultima spiaggia, dice, la partita con la Sampdoria, indica. Non per fare i bagnanti, ignari e beati sotto il sole cocente: l’estate è finita, winter is coming, l’ultima spiaggia di Pioli è la brulla creaturina di Montella, portata a nascita da Zenga, allevata a digiuno da Montella. Nel nuovo mondo c’è spazio per tutti: Hoedt che spiega il suo inno alla leggerezza, Oikonomidis che canta la sua giovinezza, Cataldi che cerca sogni ma i sogni stanno chiusi dentro qualche cassetto d’archivio con su scritto: l’anno passato. Felipe sta un po’ muto, intristito, e nel coretto non può che fare l’assolo finale Djordjevic. Da centrale nel progetto, a centrare il palo, da un passo, ad un passo dal finire derubricato nella categoria: anche quest’anno niente punta da 15 gol. Matri il suo gol sovrano lo ha benedetto, ma forse è un ultimo peana, lo chiamano da Genova, forse risponderà, senza cantare, che a cantare, di ultime spiagge, c’è rimasto solo un vecchio Omero.
C’è da chiedersi chi sia l’Achille arrabbiato che tiene i greci vicino alle navi, quasi sconfitti, o l’Ettore maestoso, che alza la testa verso il figlio appena nato, (appena un anno, anche lui?), e sospetta forte che non lo vedrà. O se sia solo Commedia senza divino, rimasto intrappolato nelle giocate al passato di un Felipe che fu. Torneremo ancora a cantare, diceva qualcuno: intanto, in tanto rumor di ferraglia, chi ha qualcosa da dire, si faccia avanti, e taccia. Che se Pioli è Ettore, nel nuovo mondo d’Europa, uguale all’antico, senza vittoria, senza fare troppo, senza rischiare di sembrare belli, non c’è lui, ma altri. Perfino Enea, verrà ricordato di più, a capire chi sia, questo nuovo Enea: uno che non contava molto, prima, prima, ma ora prende il posto, nella mitologia, e magari sulla panchina, perfino di Ettore. Che se Pioli è Ettore, allora chi ha qualcosa da dire, si faccia avanti, e taccia. Che di fronte ad Ettore bisogna solo tacere, ammirare, pensare a quello che è stato, a quello che potrebbe essere ancora. Sperando, furiosamente, se si è amato Ettore, se lo si è davvero sostenuto, che il suo fato, tante volte ribadito, tante volte annunciato, tante volte fatalmente quasi arrivato, alla fine davvero non arrivi mai.