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Laziomania: Buon Non Compleanno, Senad Lulic (contiene coppainfaccia)
La portata epocale di un solo tocco di palla, il confine sottile tra la vittoria e la sconfitta nel derby che passerà alla storia come il derby dei derby, il derby in finale di Coppa Italia. Il derby che, sottolineano i tifosi della Lazio, "non conosce rivincita". Perché ci vorrebbe un altro e ulteriore stravolgimento dei piani astrali per riportare Roma e Lazio in finale a sfidarsi. E saranno i nipoti dei nostri nipoti forse a vederlo, gli stessi che, a sentire Lulic, ripeteranno, come una specie di magia: 71, il minuto del gol, o qualcuno, più malizioso, aggiungerà magari un goliardico #coppainfaccia, sintesi di un concetto immediato, facilmente comprensibile. Quella Coppa Italia non è una vittoria qualunque. Un trofeo che è merito e immediata irrisione dell'avversario, e alzarlo al cielo di Roma è nello stesso tempo innalzare un totem ad una squadra ed un allenatore Petkovic, che magari non sarebbero mai passati alla storia, e invece alla fine, strattonandola, ne fanno parte. E alzarla di fronte ai tifosi avversari, forche caudine impossibili da cancellare.
Strattonandola con un solo colpo, un solo tocco di palla, una sola coppa alzata al cielo di Roma davanti ai tifosi avversari, proprio loro, che sciamano fuori dallo stadio. E ancora oggi covano un sordo rancore verso la proprietà americana per non aver capito, non aver compreso l'enormità di quanto stava accadendo. Sull'albo d'oro c'è solo scritto Lazio, oggi c'è solo scritto sul calendario "Compleanno di Lulic". Ma l'enormità di quanto stava accadendo a Roma è evidente, sacrosanta, sono i canti di quella notte, Marchetti in piedi sul cancello del locale dei festeggiamenti (non sei dimenticato, Federico), l'intera città che si libera come da un'attesa infinita, un immenso travaglio che, in qualche modo, avrebbe condannato l'altra parte a ricordare con astio, e i vincitori a tramandare. Per questo è buon non-compleanno Senad Lulic: è evidente che quel giorno sei nato di nuovo. Lo sanno anche le pietre, a Roma: il 26 maggio ha scritto nella storia il cross di Candreva, Lobont che viene ingannato dalla traiettoria sporca, e può solo guardare, a terra, Marquinhos in posa plastica, tagliato fuori da qualsiasi intervento. E Lulic che riesce a trovare una qualche coordinazione e viene consegnato alla storia col busto piegato verso destra, quasi a spingere la gamba, il piede, il pallone. Klose che allarga le braccia, ha già capito, perché di storia ne sa, se ne intende. Anzi di Storia. Scusa, Lulic, qesto è un non-compleanno, sei nato là, in quell'attimo. Scusaci Lulic, centinaia e centinaia di partite, e spogliatoio, e sorrisi sommessi e battute e corsa. Tutto svanisce, nell'ingenuità di un giorno, tra mille e mille giorni, quando qualche bambino, prima di dormire, chiederà di Lulic, del minuto 71, del tuo vero compleanno, il 26 maggio. Forse il tuo regalo più bello.