Le cose che sappiamo di Bielsa parlano di un allenatore carismatico: tutti so chiedono come farà a trovarsi d'accordo con Lotito, capace di sviluppare una grossa passione per alcuni allenatori (tra cui Reja), ma anche una grossa insoddsfazione quando esternano quel che dovrebbe rimanere interno (per dire, come ha fatto Bielsa all'inizio della scorsa stagione col Marsiglia).
Non solo: la stampa ci ha insegnato che Bielsa è famoso perché guardava gli allenamenti da sopra gli alberi: magari si potrebbe anche provare, sempre da posizione sopraelevata, a riscattare una vecchia abitudine dei nostri nonni, che da sopra Monte Mario (collina antistante lo stadio), tifavano e si godevano la partita (prima della brusca, che malastoria, delle ristrutturazioni di Italia '90).
Ovviamente, prima ancora che ci sia la firma (la missione di Calveri in Argentina ha tutti i contorni di una saga epica, impegnato com'è con le richieste del Loco, che ora vuole essere pagato in dollari), sono arrivati i pupilli di Bielsa: mezzo Marsiglia (Alessandrini in primis, poi Thauvin, e chissa quanti altri), con qualche pezzo grosso ex Bilbao (Llorente, che con lui fece più di 20 gol) e ovviamente argentini a profusione (dagli ex Catania Barrientos e Bergessio, passando per la riconferma di Biglia) piú qualche cileno (l'ultimo Isla, Marsiglia e Cile, mirabile fusione di ex squadre di Bielsa).
La Bielsa Story è stata rocambolesca: tutti a dire a Lotito, ma perché prendi Sampaoli, quando c'è il suo maestro? Ora la lezione, che bisognerà imparare, riguarda la piazza: forse è il momento di crescere, comprendere, arrivare ad un gradino successivo. Nel nome di una piccola rinascita di speranza, che più di tutti Bielsa incarna. La speranza dei nostri nonni, sopra Monte Mario, di Bielsa sopra un albero. La speranza di vedere qualcosa di più.