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    Laziomania: basta scuse, facciamo nomi e cognomi

    Laziomania: basta scuse, facciamo nomi e cognomi

    • Luca Capriotti
    Basta scuse, basta "spiace per i ragazzi". Nomi e cognomi. Una settimana da incubo per la Lazio. Pareggia col Milan per il rotto della cuffia, perde male contro l'Apollon con la squadra B, pareggia male col Chievo, con un primo tempo francamente inguardabile. Ma è ora di fare nomi e cognomi, sennò non ci capiamo, e parliamo di aria fritta. Ma lo dico una volta per tutte: non facciamo i laziali da tastiera. Tutto quello che scriverò ora, lo scriverò al netto del fatto che domenica bisogna andare in 60mila a dire chiaro e tondo alla squadra che dietro di lei c'è un popolo forte e compatto. Ora passiamo alle cose brutte. 

    Fortuna Wallace è un giocatore inadatto a questa Serie A. Fa cose buone, in area mi piace, di testa la prende spesso, ha tolto un paio di palloni importanti. Ma ha dei limiti decisivi. Ha sbagliato tantissime letture, ha permesso troppo spesso a Pellissier di anticiparlo, di guadagnare punizioni, minuti, respiro. Non solo: riesce a commettere delle leggerezze per cui francamente non esistono scuse, con Strakosha che sembra per forza volerlo superare in macro-errore da infarto. 

    Simone Inzaghi deve cominciare a rendersi conto che è tutto troppo prevedibile, stanco, stancante. Deve cambiare modulo, è ora, deve guardare in faccia i suoi in ritiro. Nel secondo tempo, passando a 4, la Lazio è sembrata in grado di riprenderla, ma è chiaro che non ci sono idee e automatismi per giocare in questo modo. Altrettanto chiaro che a destra c'è una voragine: Patric è volenteroso, Marusic sembra l'ombra di un esterno, e questo è un difetto strutturale che, a bocce ferme, andava colmato. Vero, Igli Tare?

    Siccome facciamo i nomi chiaramente, la questione Luis Alberto va chiusa. Non può giocare perchè sta male? Va detto chiaramente. Non può giocare perchè non gli viene garantito il posto da titolare? Va ceduto, prima che diventi una sacca di infelicità che vada a avvelenare tutti. 

    Visto che facciamo nomi e cognomi, ora è il momento dei senatori. Devono cavare un approccio diverso da questa squadra, ritrovare compattezza e voglia, riunirsi attorno al tecnico. Anche se, in questo momento, forse è proprio lui che deve farsi un po' una doccia di nuove idee, uno shampoo di autocritica, e un bagnoschiuma di volti nuovi. 

    Bene Correa, da rimettere dentro Berisha, a me Badelj è piaciuto, da mettere fuori almeno un paio di ceffi che sarebbe il caso di non vedere più. Insistere su alcune idee e alcuni singoli, ora, vuole dire spostare i riflettori dalle responsabilità della squadra (che sono molte) a quelle del mister. Ora è quinto, è il momento di ripartire di corsa. Sulle spalle dei tifosi. Oppure, sulle tastiere, siamo tutti bravi a criticare, riempirci di bile e sputare. Io devo farlo di lavoro, mi tocca analizzare brutti momenti negativi. E di certo non devo insegnare ai tifosi cosa devono fare. Ma dalla tastiera allo stadio, il passo è lungo. Ed è un passo che va fatto, per la Lazio. 

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