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Laziomania: apologia di Correa, la Lazio stravince e spazza via il Milan
SUPERIORE - Ora passiamo al bello di questa serata di Coppa Italia tesa, lunga, tutta da soffrire: finalmente la Lazio travolge il Milan con tutta la forza di giorni di polemiche, strascichi, rabbia. Una prestazione gagliarda e concentrata, al netto di un primo tempo povero di contenuti, è bastata: nei primi 45' comunque le migliori azioni sono biancocelesti, idem nel secondo tempo. Gattuso sbaglia tutto, formazione iniziale compresa, Inzaghi non sbaglia niente, Caicedo compreso. In vantaggio, ha messo una specie di trattore da corsa là davanti, e la Lazio è rimasta sempre pericolosa, pungente.
Mettetevolo in testa: magari la stagione dirà qualcosa di diverso, ma questa Lazio è più forte del Milan. Per qualità, identità, idea di gioco. Questa è stata una squadra scalcagnata, stranita dall'assenza colpevole per lungo tempo di Milinkovic e Luis Alberto. Ma quando sono tornati, e sono tornati, ha ritrovato qualità e voglia. Con Correa i tocchi sono limpidi, belli da vedere, precisi. Tutto quello che non è il Milan, che ha strameritato di perdere. Al Milan mancano le idee, Gattuso forse non le ha. Una parola su di lui: lo ammiro molto, ha dimostrato per l'ennesima volta di essere un uomo retto. E non ce ne sono molti.
PROTAGONISTI - Parole a parte le stramerita 'Tucu' Correa: instaura una specie di duello personalissimo con Reina - dovrebbero fargli una statua, altrimenti l'umiliazione del sacco di Milano sarebbe stata più cocente - finalmente va a limare il suo unico grande difetto, la mancanza di freddezza sottoporta. Il gol che fa regala ad Inzaghi la sua finale, risolleva gli animi infranti da un mese derelitto. Fa quel che deve: ora la Lazio ha la chance, per l'ennesima volta, di essere l'unica altra squadra italiana a festeggiare qualcosa. E scusate se è poco, in un anno così grottesco, un'incredibile saliscendi, una pazzesca scalata con molte zavorre a pesare addosso. La Nord chiedeva dignità, la Lazio ci ha messo il cuore, l'anima, tutto. E stavolta il coro ha vinto sui singoli solisti rossoneri. E stavolta nemmeno Cutrone ci ha messo lo zampino, in tutti i sensi.
IL GOL - Mi porto a casa l'immagine del gol. Correa che segna, Inzaghi che è il primo ad andare ad abbracciarlo, urlando. E poi, zoppicando, dopo lacrime amare, sorretto da uno dello staff, arriva Milinkovic Savic, che rischia di aggravarsi pur di esultare con tifosi e compagni. Per uno che, a suon di 100 'milioni pe gamba', per dirla alla Lotito, doveva andare proprio al Milan, direi che è la fotografia perfetta di quello che è stata questa notte: l'ennesima volta in cui, ai tifosi del Milan, quelli della Lazio potranno ripetere un serafico 've l'avevamo detto'. Ve l'avevamo detto che, dopo la sconfitta di misura e polemiche di campionato, questa sarebbe stata la serata della vendetta sportiva. Tutto spazzato via: le polemiche, le pretese rossonere, gli insider, il mercato estivo, la corte a Milinkovic, striscioni e cori e bruttezze varie. E occhio alla corsa Champions: per qualcuno questa notte sarà dura da assorbire, per qualcun altro potrebbe essere il turbo di fine stagione. Nel frattempo, Milinkovic zoppica, sorretto, e va ad esultare, felice, raggiunge Inzaghi e Correa e tutti gli altri, la sua Lazio è in finale.