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    Laziomania: a Napoli il delitto perfetto

    Laziomania: a Napoli il delitto perfetto

    • Luca Capriotti
    Diranno che è stato il delitto perfetto. I tifosi della Lazio l'hanno scritto chiaramente su tutti i social, l'hanno urlato nelle radio e su Di Bello io lascio. Ritengo che ci siano arbitri inadeguati, ma passo, il mio fegato me lo richiede. Per favore, non mi fate aggiungere altro: mi limito solo a dire che tutto quello che poteva andare male è andato peggio. Un rigore di cui parleremo dopo preso dopo pochi minuti, un raddoppio disgraziato che inaugura una serata da buttare di Reina, che praticamente non ne ha presa una, specialmente sul suo palo. Ma in questo big match la Lazio ha semplicemente palesato quello che ha fatto vedere in tutta la stagione. Il bellissimo, e gli errori anche strutturali che abbiamo visto tutto l'anno.

    UNA PARTITA CHE VALE UNA STAGIONE - Questa partita per alcuni (non per me) valeva una stagione, di certo l'ha rappresentata a pieno: la Lazio veniva da 5 vittorie ma tutte ottenute allo stesso modo. Soffrendo, con momenti di sbandamento difensivo evidente, con meccanismi scricchiolanti in alcune fasi della gara. Ma anche squadra con grande anima, anche squadra tambureggiante, capace di costruire a tratti, purtroppo solo a tratti, un calcio potente, bellissimo, tecnico e irresistibile. Il problema è stata l'estensione nel tempo, l'incapacità di dilatare questa bellezza per più di una serie di accelerazioni, seguite da momenti di buio. Tutto quello che abbiamo visto contro il Napoli: la squadra di Gattuso ha fatto una partita fantastica, ha grande tecnica, prova cose bellissime ed ha le capacità di portarle a termine. Di fatto è costruita per ben altre posizioni, e si vede. 

    IL VERO ERRORE - Si è visto, e ve lo dico in un momento delicato di rinnovo, il difetto capitale di Simone Inzaghi in questa stagione così delicata, e se volete l'ombra di una costruzione di squadra viziata e sbagliata all'origine: ha messo dentro tutti i top titolari, per forza, di forza. Nonostante fossero infortunati, acciaccati, qualcuno al limite della convocazione. Li ha messi tutti: Leiva, Luis Alberto. Li ha umiliati: i big del Napoli hanno giganteggiato anche perché quelli della Lazio dovevano partire dalla panchina. Le alternative erano così inadeguate? Se sì, il problema è di chi li ha portato. Se no, il problema è di Simone Inzaghi, della sua ossessione per i suoi amuleti, i suoi feticci, la voglia di metterli sempre e comunque dentro, come se non ci fossero altri. Il rimpianto vero? Tutto andato male. Le scelte sbagliate, gli episodi, l'arbitro, Reina, il palo di Correa, un risultato troppo pesante per quello che si è visto. E ora chiudiamo con l'inizio.

    IL RIGORE - Il rigore? Milinkovic alza tanto la gamba, tantissimo, Manolas abbassa la testa, l'azione successiva poteva essere rigore per Lazzari e rosso per il difensore del Napoli. Per me siamo al limite, amo molto Sky che ci ha mostrato solo la prospettiva in cui sembrava un calcio in faccia senza pietà. Peccato che non lo era. Era un pallone calciato, con Manolas che abbassa la testa e tocca il piede, molto alto (bisogna essere onesti). Tutta la situazione è molto sfortunata lato Lazio, ma più lo rivedo lento e più penso che avrei dato rigore. Farris dice che era gioco pericoloso: mi sembra che la corrente della "condotta imprudente" di recente sia più robusta. Io avrei lasciato giocare, stop, ma non sono un arbitro. Questa è la prima delle tante sliding doors: se Reina avesse parato QUALCOSA, se Di Bello avesse valutato in maniera diversa questo episodio e avesse deciso di dare l'altro rigore, se la Lazio non avesse subito il secondo gol, se Leiva avesse avuto la benzina per leggere la giocata di Insigne, se se se, basta. Non riduciamo tutto all'arbitro, possiamo farlo nella foga della rabbia, non a mente fredda. Siamo alle solite: i big match si vincono con i dettagli. Ed è andato tutto male. Tutti i dettagli, anche quel rigore disgraziato si poteva recuperare, la Lazio era sotto di 3 e sembrava poterla riprendere, figurarsi sotto di 1. Non ci nascondiamo: poteva andare male, è andata peggio. Finito tutto? Non ancora. Non ancora. Ancora una notte fondamentale ci aspetta, non è ancora finita. Non guardate la classifica: ricordatevi quell'asterisco, quel match in meno, siamo ancora là. Non è ancora finita. Il delitto perfetto non esiste forse, la partita del tutto sbagliata l'abbiamo appena vissuta. Ora bisogna fare tutto il giro, e giocare quella perfetta. Siamo ancora là.

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