Laziomania: a Gabriele Sandri
Oggi Gabriele Sandri avrebbe compiuto 35 anni, e però poi, all'improvviso dentro la bocca il sapore non è buono. Qualcun altro, chi non ce l'ha, qualcuno che parlava tifava calcio e Lazio. Perché poi Gabriele Sandri magari non lo possiamo capire, perché ci sembra lontano. Ok, però il padre. Però chi lo conosceva. Io lo posso capire, tutti possiamo. Perché tutti ce lo ricordiamo, quel laziale come noi, le note di una chitarra, le dita intorno ad una birra. E magari si fanno tornei, si rivedono sempre le stesse persone, e il momento è importante, è perfino senza tempo, lo supera e lo innalza. Però il suono delle ambulanze, e le pareti di ghiaccio delle camere ardenti, chiuse dall'inferno dentro la testa. E le sculture di chi piange, rimangono più eterne di una qualsiasi Pietà, marmo più del marmo, si attaccano a tutti i ricordi.
Scusa Gabriè, se nel giorno del tuo compleanno, mi viene in mente anche qualcun altro, laziale come te. Alla fine certe storie fanno curve terribili, si incontrano nella testa, si fondono perfino. Allo stadio i tifosi della Lazio hanno cantano per anni, lunghi, interminabili, il tuo nome. Per me cantavano un altro nome, anzi lo stesso nome, insieme al tuo. Non credo sia un caso, che cantano anche. Che anno, che giorno è. Perché certe storie sembrano interminabili temporali, fuori dal tempo. Un bambino, è tuo nipote, prende il tuo nome, però. È questo un po' di sole? Forse oggi le parole a Giorgio Sandri, alla famiglia, non servono. Hanno un sapore brutto in bocca. Perché certe storie sembrano interminabili temporali. Ma un bambino in braccio prende il tuo nome. È questo un po' di sole?