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    Laziomania: la spavalderia di Baroni e il coraggio di Lotito, questa Lazio è l'outsider per lo Scudetto

    Laziomania: la spavalderia di Baroni e il coraggio di Lotito, questa Lazio è l'outsider per lo Scudetto

    • Alessandro De Felice
    Napoli-Lazio, Maradona e 1-0. Unendo i puntini, il ricordo degli amanti del calcio e in particolare dei tifosi partenopei va a quel 29 aprile 1990. 34 anni fa, su assist del ‘Pibe de Oro’, Marco Baroni siglò quel gol che valse lo Scudetto dei campani. Questa volta, però, con lo stesso coraggio, l’ex calciatore toscano regala un grande dispiacere alla sua ex squadra. La sua Lazio si impone di misura al "Maradona" e infila la seconda vittoria di fila in appena quattro giorni contro il Napoli di Antonio Conte. Un successo meritato, frutto del coraggio, della sfrontatezza e della qualità di una squadra che sa reagire alle avversità - come le varie assenze pesanti a centrocampo - e rialzarsi dopo una sconfitta cocente quanto ingiusta come quella di Parma, dove la prestazione non è mancata mentre alcune decisioni arbitrali hanno lasciato l’amaro in bocca.

    Cambiano gli uomini, cambia lo stadio, ma il risultato no. Dopo aver strapazzato quello che alcuni avevano definitivo il Napoli ‘B’ all’Olimpico, negli ottavi di finale di Coppa Italia, grazie alla tripletta di un super Noslin, la Lazio supera a domicilio anche la formazione titolare di Antonio Conte. Il tecnico salentino lancia un segnale chiaro e ne cambia addirittura undici nella formazione iniziale, ma è costretto ad arrendersi alla superiorità di un Baroni che gliela ‘incarta’ per la seconda volta di fila e riesce a conquistare un successo pesante in classifica

    L’allenatore della Lazio prepara un piano tattico perfetto e straordinario anche a gara in corso, leggendo i momenti della gara e optando per i cambi al momento giusto. Baroni studia minuziosamente la strategia, la sua squadra mette in campo cuore e carattere eccezionali, fondamentali per portare a casa il bottino pieno da un "Maradona" da sempre fortino difficilmente espugnabile.

    Nel trionfo della Lazio a Napoli ci sono tutta la filosofia, tutto il coraggio e tutte le idee di Marco Baroni, un allenatore non ha paura di rischiare giocandosi le sue carte. Senza timore, ma con la convinzione e la forza di chi conosce le qualità della sua squadra e del lavoro fatto con i suoi calciatori e il suo staff, il tecnico biancoceleste si presenta in casa di Conte per dominare la palla, giocarla sfruttando l’ampiezza e costringere gli avversari ad abbassare il baricentro e assumere l’inedito atteggiamento passivo. Una dimostrazione di forza e consapevolezza di cui conosce il proprio valore e crede davvero nel gruppo.

    Una maturità che conferma quanto visto in precedenza, ma che arriva nel momento giusto, proprio quando serviva una vittoria come questa per elevare lo status di questa Lazio. Dopo il pari contro il Milan a inizio stagione e la sconfitta immeritata all’Allianz Stadium contro la Juventus, con oltre 75 minuti con un uomo in meno, questa volta la Lazio bissa il successo contro il Porto e si aggiudica il primo vero big match in Serie A sotto la guida del tecnico toscano. Si sa, il lavoro paga sempre, e per questa soddisfazione era solo una questione di tempo. 

    Gli oltre 150 milioni spesi sul mercato dal Napoli vengono spazzati via nel giro di quattro giorni da Noslin e Isaksen, due giovani di grandi qualità e belle speranze che finora non erano ancora riusciti a mostrare tutto il loro vero talento. L’olandese parte dalla panchina dopo la tripletta in Coppa Italia, ma quando viene chiamato in causa risponde presente, lottando su ogni pallone e costruendo proprio l’azione che porta al gol di Isaksen. Per quanto riguarda il danese, il gol rappresenta la ciliegina sulla torta e il giusto premio al termine di una prestazione incredibile. Al "Maradona", Gustav mostra una sfrontatezza nell’uno contro uno raramente mostrata finora e soprattutto offre un apporto straordinario in fase difensiva, rispettando attentamente le consegne di Baroni con un raddoppio costante in varie zone di campo. Un lavoro straordinario, fondamentale per la squadra, di un giocatore che finalmente maturando e sta dimostrando di aver fatto quello step in più per poter essere decisivi e fondamentale grazie al lavoro in entrambe le fasi.

    Chi merita davvero una menzione al termine di Napoli-Lazio e Fisayo Dele-Bashiru. Il nigeriano gioca in un ruolo e sistema di gioco non propriamente familiari, affiancando Guendouzi per far fronte alle contemporaneee assenze di Rovella e Vecino. Sotto la pioggia battente del "Maradona", Dele-Bashiru risponde presente. È ovunque, spezza le linee di passaggio degli avversari e si propone a supporto di Zaccagni e Nuno Tavares a sinistra. Una prova di quantità e qualità da sottolineare per generosità e livello, contro un avversario di assoluto valore. 

    Giù il cappello per questa Lazio, giù il cappello per Mister Marco Baroni. Uno che è riuscito a far ricredere tutti, ma proprio tutti, anche i più scettici, che in estate sollevavano dubbi sulla scelta della società. Una società che, invece, ha avuto ragione. Una scelta difficile ma che sta premiando proprio il coraggio di chi ha deciso di puntare un allenatore che dopo tanta gavetta sta dimostrando di essere pronto ad una piazza ambiziosa e pretensiosa come quella biancoceleste.

    Questa Lazio e coraggiosa e spavalda, in senso positivo. Ha carattere e personalità per superare le avversità e rialzarsi immediatamente. Un gruppo unito e coeso, in grado di saper valorizzare tutti. Certamente la stagione è lunga e ricca di insidie e la Lazio deve affrontare ancora moltissimi crocevia nelle varie competizioni in cui è impegnata, ma indipendentemente dal risultato finale il coraggio e la personalità di questa squadra hanno già conquistato il cuore dei tifosi e acceso l’ambiente. Alla lunga, il lavoro, i sacrifici e gli sforzi pagano sempre e la sensazione è che questa squadra stia davvero lavorando a testa bassa tra le mura di Formello per togliersi più soddisfazioni possibili.

    Dopo le griglie estive, le classifiche aggiornate di tanti addetti ai lavori relegano la squadra di Baroni alle spalle delle varie big, nonostante le prestazioni negli scontri diretti e il rendimento straordinario tra campionato, Europa League e Coppa Italia. Analisi che fanno riflettere, ma che rappresentano una buona notizia per la Lazio, che potrà continuare a lavorare con poche pressioni, per provare a ottenere il massimo e continuare a recitare in silenzio il ruolo di outsider. L’obiettivo finale resta un posto in Europa - magari in quella più ricca di milioni e stelle, la Champions League - ma la sensazione è che quel ‘vediamo partita dopo partita’ possa essere molto più di una semplice frase di circostanza. L’alchimia all’interno del gruppo, l’umiltà, il lavoro quotidiano e la personalità possono essere i fattori in grado di stravolgere ogni gerarchia e griglia e consentire a questa squadra di togliersi tantissime soddisfazioni.

    La prima grande vittoria contro una big del campionato, arrivata in trasferta e soprattutto grazie ad una prestazione straordinaria dal punto di vista del carattere, dell'aggressività e della qualità, consente alla Lazio di restare aggrappata al gruppo di testa. La stagione è lunga, è vero, ma ora la squadra di Baroni non può e non deve precludersi nessun obiettivo: ha qualcosa in meno di alcune big del campionato, ma l'atteggiamento e l'entusiasmo possono fare davvero da traino verso obiettivi e traguardi impronosticabili a inizio stagione. La vetta è lì, a soli tre punti. Oggi, però, dopo il colpaccio al Maradona, la parola Scudetto appare meno blasfema. La Lazio può sognare, ma mantenendo saldamente i piedi per terra e proseguendo il percorso tracciato.

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