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Laziomania: la cura è Leiva (ve lo aspettavate?)
Tanto che sorprende, quando sparacchia alto nelle ripresa un buon pallone di Felipe Anderson. Sorprende perché stiamo cadendo nel meraviglioso equivoco di pensare che non debba mai sbagliare. Ed è lui stesso ad autorizzarci, con prestazioni talmente in crescendo da far pensare ad una specie di fioritura estrema, forte, bellissima, di un giocatore troppo presto etichettato come finito. Al suo fianco, Inzaghi ha schierato la Lazio più offensiva possibile, fidandosi della sua presenza. Al suo fianco Milinkovic-Savic può riprendersi dal letargo-affaticamento, come una specie di grande orso, piano piano, estendendo sempre di più il suo raggio d'azione, le sue giocate.
Un Milinkovic al 50% in crescendo è comunque delizioso, a volte. L'era del cinghiale bianco si spera ritorni presto, tanto per tornare a Battiato. Immobile, davanti a Leiva, ha pure stufato: segna talmente tanto che le parole, per lui, sono inutili. Dietro lui c'è la cura, e pure quando vaga per il campo (non del Tennesse), dalle ingiustizie e dagli inganni di ogni partita salva la Lazio. Gestire è bello, questa Lazio non invecchierà negli occhi di chi guarda, verrà ricordata, perché ha qualcosa di speciale. Se Inzaghi saprà aver cura di lei, in queste ultime, delicate, forti, importanti partite, forse non ci sarà nessuno più veloce di queste aquile. Forse solo i sogni, quelli sì. I sogni sì, la gestione serve, ma i sogni di più. E per sognare questa Lazio così in alto, così in avanti in Europa, ci voleva tanto cuore, tanti essere speciali. Tanto Leiva, ed un pubblico che, finalmente, sta andando a cercare la Lazio, la sua Lazio. Come se fosse l'unica cura possibile, di fronte ad un finale di stagione così forte, da bere tutto d'un fiato. Da proteggere, e se c'è qualcuno da proteggere, qualcosa da proteggere, stai certo che ci sarà Lucas Leiva.