Dodici punti e quarto posto in classifica in compagnia del Sassuolo, due vittorie consecutive, uno spirito ritrovato e un’infermeria sempre più vuota. Sono bastati sette giorni e un mini-ritiro a Formello per mutare profondamente l’umore della Lazio: in crisi dopo l’umiliazione subita nove giorni or sono sul campo del Napoli, in rampa di lancio ora grazie al convincente successo sul Verona, il primo stagionale lontano dall’Olimpico, e soprattutto al ritorno del capitano Lucas Biglia. Superata la bufera, Stefano Pioli ha almeno tre motivi per sorridere. Il primo - come sottolinea Il Tempo - è senza dubbio il centrocampista argentino, tornato protagonista in campo dopo un’estate turbolenta. «Non ho mai detto di non essere felice a Roma», ha tuonato Biglia dopo aver trascinato la Lazio al successo sul Verona, provando a cancellare in un sol colpo le parole pronunciate neppure due mesi fa alla vigilia della Supercoppa poi persa contro la Juventus. «Non so se resto», aveva spiegato il regista da poco nominato capitano biancoceleste, scatenando l’ira dei tifosi. Poi Biglia si è fatto male e il mercato si è chiuso senza sorprese, perché Real Madrid, Manchester United e Psg hanno fatto scelte diverse mentre Juventus e Milan sono fuggite via di fronte alla richiesta da 40 milioni avanzata dal presidente Claudio Lotito. Messi da parte i dubbi, almeno fino a gennaio, e ritrovata la forma migliore dopo il problema muscolare al polpaccio accusato il 22 agosto, stavolta senza fretta come spesso accaduto la scorsa stagione per aiutare la Lazio, a Verona Biglia ha ripreso in mano il centrocampo e il risultato è subito stato evidente. La squadra di Pioli ha ritrovato gli antichi meccanismi, intravisti in questi primi mesi solo sul campo del Dnipro. Si sono trovati meglio Parolo e il giovane Milinkovic-Savic, in continua crescita nel ruolo da trequartista assegnatogli da Pioli. E anche Felipe Anderson sembra finalmente riavvicinarsi ai livelli dello scorso campionato.La Lazio vince e la classifica dopo le prime sei giornate è positiva. Perché i biancocelesti hanno messo in cassaforte dodici punti, tre più della passata stagione quando la squadra di Pioli occupava l’ottava posizione distante già nove lunghezze dalla Juventus capolista. In questo campionato pazzo dove i bianconeri faticano, il Milan arranca, la Roma non brilla, il Napoli è altalenante mentre l’Inter sembra ancora incompleta, come ha dimostrato la Fiorentina dominando a San Siro, la Lazio viaggia a soli tre punti dalla vetta nonostante due pesanti sconfitte (4-0 a Chievo e 5-0 a Napoli) e ha il vantaggio di essere una squadra già rodata rispetto alle altre big. Certo l’ottima prestazione col Verona non basta per dimenticare i problemi estivi e i malumori interni allo spogliatoio, così come non può bastare l’incoraggiante secondo posto nella classifica del 2015, con la Lazio a quota 54 punti dietro soltanto alla Fiorentina. Vincere però aiuta e Pioli spera stavolta d’aver davvero ritrovato lo spirito della scorsa stagione, la coesione tra società, tecnico e calciatori che aveva fatto volare i biancocelesti fino all’insperato terzo posto. Adesso il calendario non è proibitivo e va sfruttato. Dopo l’impegno europeo col Saint-Etienne all’Olimpico arriva il Frosinone; poi, nell’ordine, ci saranno Sassuolo (in trasferta), Torino (in casa) e Atalanta (a Bergamo): la Lazio ammirata a Verona può fare bottino pieno.