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  • Lazio, Stadio Flaminio: la famiglia Nervi si mette di traverso, ma dal comune arriva una sponda per Lotito

    Lazio, Stadio Flaminio: la famiglia Nervi si mette di traverso, ma dal comune arriva una sponda per Lotito

    Continua il tira e molla tra le parti per il futuro dello stadio Flaminio a Roma. Lotito ha rotto gli indugi e ormai da tempo sta lavorando sottotraccia per farlo diventare la nuova casa della Lazio, ma oltre ai numerosi ostacoli birocratici e tecnici il patron biancoceleste deve fare i conti anche con le ritrosie della famiglia Nervi, eredi dell'architetto che lo progettò e che attraverso la propria fondazione mantiene voce in capitolo sul futuro della struttura.

    IL MONITO - Proprio questa mattina, su Repubblica, Elisabetta Margiotta Nervi, segretaria generale della Pierluigi Nervi Project Foundation, ha tuonato contro il patron della Lazio.

    Se il Comune lo darà a Lotito, noi con l’appoggio delle associazioni sportive daremo battaglia. Lotito giustamente ha bisogno di 45 mila posti. Per realizzarli verrebbe meno l’aspetto estetico del Flaminio, che è perfettamente inserito nel quadrante. Le tribune formano un’onda che sembra adagiarsi accanto alla collina dei Parioli e ne riprende il movimento. Se il numero di seggiolini da 20 mila diventasse 40 mila, non sarebbe un altro stadio? E poi pensate alla copertura: l’impianto di Nervi verrebbe imprigionato e imbavagliato da una struttura esterna. Che poi mi chiedo dove sorgerebbe, c’è poco spazio per i piloni. Il Flaminio non può essere utilizzato come una sorta di zoccolo per metterci sopra un’altra arena. Non va distrutto, che non vuol dire non fare nulla: è un falso mito.

    LA RISPOSTA DEL COMUNE - Nel corso della mattinata a rispondere all'erede dell'architetto Nervi ci ha pensato l'assessore allo sport di Roma Capitale, Alessandro Onorato, che tramite le frequenze dell'emittente radiofonica romana Radiosei ha dichiarato: "Sono contro le polemiche, sono dell’idea che gli stadi vanno fatti e non devono esserci ingerenze di polemiche varie. Il Flaminio oggi, al contrario di quanto dice Elisabetta Nervi, che parla di un monumento nazionale, penso invece sia una vergogna nazionale. Ogni volta che si prova a fare qualcosa c’è qualcuno che si arroga il diritto di sostenere che l’interesse pubblico viene meno. Se la Lazio vorrà fare lo stadio al Flaminio a decidere non sarà la famiglia Nervi, ma il Comune di Roma che conferma la totale disponibilità. È un anno e mezzo che lo diciamo, se il presidente della Lazio fa sul serio le porte sono aperte. I ricorsi eventuali li può fare chiunque, siamo in un paese democratico. Poi se qualcuno ritiene che un progetto al Flaminio possa far venir meno dei diritti va bene, proceda, ma se c’è un sano equilibrio nell’interesse pubblico e privato poi i progetti e la città vanno avanti".


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