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La Lazio perde la ragione: sprecona e supponente. Sbaglia anche Inzaghi
Vecchia Lazio, dunque, niente di nuovo. Si accende e si spegne con un po’ di supponenza. E sciupa, sciupa tanto. Nel primo tempo poteva andare sul due e anche tre a zero se Caicedo al 9’ non avesse preso il palo (ancora, dopo i 4 del derby!), se Berisha non si fosse superato su una sberla di Luis Alberto, se Immobile e Caicedo non si fossero imbambolati sull’ennesimo regalino di Cionek. Il gol del 12’, rigore per fallo di mano di Tomovic, battuto da Immobile dopo quattro minuti di Var, aveva evidentemente illuso la Lazio e coloro che assistevano alla partita, che la squadra romana avrebbe condotto la danza con estrema facilità. E questo ha fatto fino all’intervallo. Poi… Poi quel che ho raccontato. Il buio oltre la siepe. Il riaffiorare di vecchi vizi. Un tempo con la lingua di fuori è poco comprensibile. Petagna (quarto gol ai biancoazzurri in 6 partite) non aveva alcun avversario quando nel cuore dell’area ha girato a rete un corner di Murgia. Kurtic è arrivato in carrozza ai venti metri, in pieno recupero, a realizzare il gol della vittoria.
C’è anche da dire che nel calcio le tradizioni, i corsi e ricorsi storici, valgono eccome. L'anno scorso la Lazio cadde a Ferrara lasciato nel suo stadio i sogni di Champions, sembrava più bella e gasata di questa, veniva da una vittoria sul campo dell'Inter. Anche allora fu punita da Petagna (che Inzaghi aveva cercato di portare a Formello insieme a Lazzari), il 3 aprile scorso, anche allora nel finale. Ricordo anche che al debutto in serie A dopo 49 anni, la Spal riuscì a frenare la Lazio sullo 0-0 all’Olimpico. Confesso di avere un debole per questa squadra che mi ricorda quando, negli anni 50, da bambino mi appassionai al pallone. E’ rimasta, nei miei ricordi, il simbolo del calcio romantico, con tutte le partite la domenica alle 14.30, il tabellone dei risultati sui tabelloni verdi fuori dai bar, le figurine mal colorate, i palloni di cuoio. Pandolfini, Viniey, Massei, Bugatti e poi Picchi e Capello. La Spal del presidentissimo Paolo Mazza, Ars et Labor perché nata come circolo religioso e culturale. La Spal che ancora oggi vive della sua storia e di un tifo appassionato. "Ama il tuo sogno seppur ti tormenta" sventolavano i supporter della Curva Ovest. E' la sua storia e l’amore di una città a sorreggere la squadra.
Forse ha ragione Lotito, ma stavolta ai danni della sua Lazio: i soldi non contano. E guarda, come ognuno fa, alla favola del Leicester. O a quella del Verona di Bagnoli. Secondo Transfermarkt la rosa della Lazio vale 292 milioni, quella della Spal 72. Secondo un’indagine di StageUp fra un pubblico dai 14 ai 65 anni, la Lazio conta 606.000 tifosi, la Spal 121.000. Il gioiello della Spal era Lazzari che ora gioca nella Lazio ed è stato, con Parolo, il migliore in campo. Non c’era neanche Fares, infortunato. Senza ali, senza volare, Semplici ha vinto d’astuzia conquistando i primi tre punti.
IL TABELLINO
Spal-Lazio 2-1 (primo tempo 0-1)
Marcatori: 17' pt Rig. Immobile (L); 18' st Petagna (S), 47' st Kurtic (S).
Assist: 18' st Tomovic.
Spal (3-5-2): Berisha; Cionek, Vicari, Tomovic (dal 35' st Felipe); D’Alessandro (dal 28' st Sala), Murgia, Missiroli, Kurtic, Reca (dal 17' st Strefezza); Petagna, Di Francesco. All. Semplici.
Lazio (3-5-2): Strakosha; Patric (dal 3' st Vavro), Acerbi, Radu; Lazzari, Parolo, Lucas Leiva (dal 23 st Milinkovic-Savic), Luis Alberto, Lulic; Caicedo (dal 23 st Correa), Immobile. All. Inzaghi.
Arbitro: G. Calvarese di Teramo (Assistenti G. Schenone e M. Bresmes, IV uomo Ghersini).
Ammoniti: 16' pt Tomovic (S), 26' pt Patric (L), 6' st Missiroli (S), 34' st Radu (L), 40' st Felipe (S), 44' st Acerbi (L), 51' st Di Francesco (S).