Lazio: se il cambio ci deve essere, che sia ragionato
Stefano Pioli vanta ancora tanti crediti con la Lazio. E’ l’allenatore che ha riportato lo scorso anno tanta gente allo stadio, che ha fatto giocare un ottimo calcio alla squadra e che aveva creato un gruppo solido e con la voglia di aiutarsi tra compagni di squadra, anche quelli che da un momento all’altro si sono ritrovati fuori dai progetti tecnici. Una stagione entusiasmante a cui però non è stato dato seguito, almeno fino adesso. La Lazio corre la metà, gioca molto peggio e tutto fa pensare che la straordinarietà dello scorso anno sia frutto anche di un po’ di fortuna oltre che della bravura di tutti quanti. Nessun merito va tolto ma tanti demeriti vanno dati ad una società che ad intermittenza fa mercato e mai da la possibilità del salto di qualità. Il primo anno ogni allenatore riesce a dare il proprio contributo al meglio senza interferenze, da Petkovic fino ad arrivare a Pioli e lasciando da parte Ballardini che con il suo mix tra incompetenza e scelte imposte fece un disastro. Negli anni successivi nessuno o quasi riuscì a confermarsi, Petkovic ad esempio fu esonerato, Delio Rossi ed Edy Reja sono gli unici che hanno avuto maggiore continuità, il primo arrivò in Champions ma in un campionato decisamente anomalo, la Juve era in B, alcune squadre penalizzate (Lazio compresa) e tanto caos. Poi un 12 ed un 10 posto ma con una coppa Italia conquistata. Il secondo sfiorò due qualificazioni in Champions e salvo la baracca in più di un’occasione. Entrambi arrivati a scadenza di contratto senza alcun rinnovo. Ora si parla di diversi allenatori, Guidolin ha già detto di no, Prandelli e Del Neri farebbero carte false per rientrare nel giro dopo le esperienze negative. Gli allenatori stranieri - secondo indiscrezioni esclusive della nostra redazione - come Murat Yakin - sono nomi al momento non presi in considerazione anche per una questione organizzativa e di lingua ed anche Lippi sembra per ora fare il vago sulla questione. Accanto all’ex Ct campione del Mondo c’è anche il nome di Brocchi: il profilo è perfetto per la Lazio, giovane, si accontenterebbe di pochi soldi, conosce l’ambiente di Roma ed è amico della società e soprattutto di del DS Tare (la prima è l'ultima questione non sono per nulla da trascurare). Ma perché la Lazio dovrebbe prendere Brocchi? L’allenatore del Milan Primavera nel suo campionato viaggia a 10 punti di distacco dal Cagliari che è primo in classifica, non ha alcuna esperienza a grandi livelli, andrebbe a gestire uno spogliatoio in cui ci sono molti ex compagni ed infine si ricomincerebbe per l’ennesima volta da zero senza considerare il fatto che gli esperimenti sulle panchine degli ex milanisti, proprio al Milan, hanno creato solo disastri su disastri: Seedorf prima, Inzaghi poi. Se il cambio ci deve essere per forza che ci sia, ma ponderato, intelligente, non un esonero fatto con lo stomaco ma piuttosto con la testa, con una ‘programmazione’ che finora purtroppo, non c’è mai stata. Dunque se i nomi dei sostituti sono questi, la volontà dei giocatori in campo è quella dimostrata in questo inizio di stagione e soprattutto se la società continua a far finta di nulla rispetto alla proprie responsabilità, siamo proprio sicuri che vada cambiato solo il tecnico?