Tre sconfitte contro Bayer, Chievo e Napoli per distruggere il lavoro di un anno. Tifosi imbufaliti che contestano la squadra a Formello dopo l’idillio della passata stagione, assenze pesanti con infortuni che durano mesi, giocatori demotivati e senza cuore, alcuni rimasti senza molta voglia, tecnico confuso e sotto processo: un disastro totale e bene hanno fatto Lotito e Tare a imporre il ritiro fino alla sfida di domani contro il Genoa per trovare la cura alla grande malata. Lunghe riunioni a Formello, si deve «ritornare a privilegiare il noi rispetto alle singole esigenze», avevano ripetuto dopo il tracollo contro il Chievo Klose e Parolo. Insomma, si vuole evitare un Petkovic-bis e quella pericolosa abitudine in casa Lazio che, dopo un’annata positiva, segue sempre una stagione negativa.Sono tante le cose che non vanno. A cominciare dagli infortuni, troppi e per giocatori chiave della squadra. Ferma ai box l’intera spina dorsale, De Vrij, Biglia, Candreva e Klose, proprio quelli che avrebbero dovuto prendere per mano i giovani talenti acquistati in estate. Altro che programmazione, tutto in fumo, per colpa della sfortuna cosmica che colpisce la Lazio nei momenti decisivi. Per carità, errori di valutazione saranno pure stati fatti ma dal punto di vista tecnico è impossibile fare a meno per tante partite di tutti i migliori che hai in squadra. Per non parlare dei problemi tattici: Pioli sta sbagliando molto. Troppi moduli, troppo poche certezze e la squadra diventa insicura, si attorciglia su se stessa senza ritrovare quello spirito necessario per raggiungere traguardi importanti. Ecco, il centro del problema, non c’è più il gruppo dello scorso anno e il ritiro deve servire a riscoprire quell’unità di intenti che aveva costituito la base per arrivare al terzo posto. Da eroi - scrive Il Tempo - a «indegni», in soli tre mesi dal paradiso all’inferno. Si cantava l’inno in mezzo al campo, si lottava su ogni pallone come fosse quello della vita, adesso ci si arrende alla prima avversità e si prendono scoppole che non si vedevano da decenni (ultima sconfitta con cinque gol di scarto nel 1994 Juve-Lazio 6-1). Preoccupa la sensazione ormai diffusa che i giocatori, per opposti motivi, abbiano perso quell’umiltà che era stata fondamentale per essere la sorpresa della scorsa stagione. Altri sono rimasti nonostante volessere prendere altre strade e ora hanno un redimento insufficiente. Presuntuosi e senza orgoglio, non vedere nessuno arrabbiarsi al San Paolo, al limite anche con qualche avversario che irrideva la Lazio, è stato un colpo al cuore della tifoseria. Niente di niente, solo tanta confusione e rimpianti per aver buttato nel cestino quel carico di entusiasmo che la banda Pioli si era guadagnato con una stagione straordinaria. E adesso? Testa bassa e lavorare. Pioli non è in bilico, la società ha puntato su di lui facendogli firmare un contratto biennale ma è chiaro che, se la situazione dovesse precipitare, bisognerebbe avere il coraggio di non perdere tempo. Scenario lontano: testa e cuore per ripartire, così si allontanano i brutti pensieri.