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    Lazio, Pedro sa come si fa: la consacrazione in biancoceleste per far piangere ancora Mourinho

    Lazio, Pedro sa come si fa: la consacrazione in biancoceleste per far piangere ancora Mourinho

    • Tommaso Fefè
    Uomo derby in meno di 12 mesi. Ci ha messo poco Pedro da quando è a Roma a marchiare col fuoco il suo nome nella storia delle stracittadine capitoline. A gennaio 2021 la sua prima apparizione, senza lasciare il segno. A maggio invece sigillò col suo raddoppio la vittoria dei giallorossi, in una partita valida solo per l'onore e quasi inutile per la classifica.

    SVOLTA -  In estate il clamoroso cambio di sponda, con qualche scetticismo di alcuni laziali, che non digerivano il suo recente passato. A settembre la redenzione, con la rete sotto la Sud e la nascita del tormentone-sfottò sulle note della Carrà. Domenica i biancocelesti sperano nella sua definitiva consacrazione nell'ultracentenaria epopea della prima squadra della Capitale.

    ERRORE DA FAR PAGARE Con la squalifica di Zaccagni infatti Sarri punterà sul canario là davanti per affrontare gli uomini di Mourinho. L'ex Barça e Chelsea di grandi palcoscenici, anche ostili, se ne intende. E il suo carisma sarà fondamentale per affrontare un Olimpico tutto esaurito, che per tre quarti serberà nei suoi confronti parecchio rancore. Giocherà come all'andata insieme a Felipe Anderson e Immobile. Proprio Ciro gli servì l'assist. Magari potrà ricambiare il favore. Oppure far esultare un'altra volta la Nord e regalare una vittoria alle aquile, che nella tana dei lupi manca dal 2017. Un'occasione ghiotta per rinfacciare un'altra volta alla squadra, alla tifoseria e all'allenatore romanista l'imperdonabile errore di averlo scaricato e rinnegato così repentinamente.

    ESPERIENZA E UMILTÀ L'esperienza del grande campione d'altronde serve proprio nei momenti più caldi. Nelle ultime settimane ha fatto un passo indietro, lasciando spazio a Pipe e Zac, più in forma. "Giusto che giochino loro perché stanno meglio fisicamente", aveva detto lui stesso, prima della vittoria a Cagliari. A 34 anni e dopo 25 titoli vinti in carriera si è messo con umiltà al servizio di una squadra nella quale è - solo cronologicamente - uno degli ultimi arrivati. Ora è il momento di riprendersi la ribalta. Il mister conta su di lui. I compagni contano su di lui, sul suo talento nell'essere decisivo quando conta. La gente laziale conta su di lui. Perché domenica conterà davvero. Fare due su due al derby (come non succede dal 2011-12, ndr) significherebbe estromettere di fatto una concorrente per il 4° posto. Farlo siglando un'altra rete alla sua ex lo consegnerebbe per sempre agli annali degli eroi sportivi della Lazio. E probabilmente anche a quelli dei peggiori incubi della Roma.

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