Lazio: ombre e luci del 4-4-2 di Petkovic
Euforia e qualche dubbio, che terrà viva la discussione fino al 26 maggio: fu vera gloria quella del 4-4-2? Fu vera svolta? Dici: 9 gol segnati in due partite, basta e avanza per rispondere sì. Ma il match con l’Inter, a differenza di quello col Bologna, qualche domanda se la porta dietro. Una su tutte: lì dietro non si balla un po' troppo? Interrogativo a lunga gittata, proiettato alla finale di Coppa Italia, perché al contrario ci sono pochi dubbi sul fatto che la volata per l’Europa League in campionato sarà affrontata con le due punte.
In fondo i risultati danno ragione al 4-4-2. Vladimir Petkovic ci ha messo un po' e poi ha virato, dopo Parma e tre partite di campionato senza segnare un gol. Addio 4-5-1 e due punte che hanno portato in dote sei punti, ossigeno pure per l'ennesima rincorsa all’Udinese, stavolta per il quinto posto in classifica. Tutto ok? Non esattamente. Perché l'analisi tattica di Inter-Lazio mostra una coperta corta, una squadra alla ricerca costante dell'equilibrio. Una ricerca difficile, faticosa, non sempre possibile, di sicuro non scontata.
Lo raccontano le tante palle gol concesse mercoledì sera alla squadra di Stramaccioni, con una sola punta vera in campo eppure capace di creare otto occasioni da rete, di cui almeno sei nitide, pulite. Numeri che fanno sensazione e che fanno pensare anche lo staff tecnico. Di contro ci sono però le tante chance create, le sei reti rifilate al Bologna e la costante sensazione di pericolosità dimostrata a San Siro, con Floccari in grande spolvero. Peraltro il 4-4-2 è una soluzione che è stata ben accettata dalla squadra, le cui risposte sono state positive non solo all'interno del campo ma anche nei colloqui di spogliatoio tra squadra e allenatore.
(Gazzetta dello Sport - Edizione Roma)