Centrocampo Lazio:| Qui nascono i problemi
Alla fine dello scorso campionato il tifoso qualunque, la massaia di Tor Sapienza (non di Voghera) che capisce di Lazio, avrebbe detto: per migliorare il quinto posto servono un centrale da affiancare a Dias, vista la veneranda età di Biava, comunque da tenere di riserva; un centrocampista di movimento capace, se possibile, di inserirsi e di tirare in porta; una punta che segni più di Floccari e Rocchi, entrambi peraltro degni di restare in rosa. Al limite, in più, un esterno di sinistra migliore di Garrido, dietro Radu. Il mercato ha detto altro: via Muslera, colpa del vil denaro che reclamava il suo procuratore, via Lichtsteiner per libera scelta. Sono arrivati Marchetti in porta: sulla carta più o meno a livello di Muslera; Konko e Lulic come terzini: non valutabili per ora; Stankevicius come jolly: serviva? Cana a centrocampo: di movimento, di inserimento? No, si direbbe. Klose e Cissè in avanti, due centravanti invece di uno: ben assortiti? Lasciateci la perplessità. Rosa completa: 35. Eppure mancano due priorità su tre: centrale e centrocampista. A un mesetto dalla fine delle trattative.
Questo va detto prima di passare a Reja, sulla graticola in queste ore per via di certe scelte tecnico-tattiche non esattamente convincenti. Si dirà: ma Reja ha parlato ai quattro venti di campagna acquisti sontuosa, con tanti complimenti a Lotito. Vero. Allora è a lui per primo che queste osservazioni vanno rivolte. Che identità avrebbe questa squadra? Palla a Hernanes e stop? Dove sono le alternative, i crossatori per Klose? Chi sveltisce la manovra per esaltare le doti contropiediste di Cissè? Si può fare davvero a meno di Zarate (un errore darlo via), da una vita l'unico nella rosa in grado di saltare l'uomo? E vogliamo parlare della difesa indebolita rispetto allo scorso anno, visto che Lichtsteiner era l'unico in grado di fare degnamente le due fasi? Sono interrogativi universali, non legati al calcio estivo che vale quello che vale ma che finora è stato avaro non solo di soddisfazioni ma perfino di timidi progressi. Il tecnico è probabilmente fermo nella granitica convinzione che bastasse trovare attaccanti più prolifici, che quello fosse il problema principale. Si fida di Brocchi, di Mauri, dello stesso Matuzalem, dimenticando la loro carta d'identità. Ma con questo centrocampo non si va da nessuna parte, gli altri mettono la freccia e passano al doppio della velocità.
Di giovani non c'è traccia, mentre Faraoni, nato e cresciuto qui, è già nel giro di prima squadra dell'Inter e nella Lazio sarebbe stato di gran lunga davanti a Scaloni. Cavanda e Kozak, con l'aria che tira, farebbero meglio a trovarsi altri lidi dove giocare. La società ha speso molto. Probabilmente molto ha sprecato. Ma c'è ancora tempo per rimediare in corsa. Altrimenti è meglio che Reja si metta a studiare un altro calcio, con due interditori e quattro attaccanti. Con la difesa e tre, se Konko e Lulic dovessero essere al di sotto delle aspettative. O con Gonzalez, se sarà ancora quello della Coppa America, l'unico che abbia un minimo di cambio di passo. Finora si è vista una Lazio farraginosa in attacco e a tratti delittuosa indifesa. E molto dipende da questo centrocampo, a meno che Cana, l'unico nome nuovo del reparto, non diventi un altro entrando in forma. Tare dice che Reja ora guida una Ferrari. Ma una Ferrari di cinquant'anni fa, con pezzi di pregio usurati dal tempo. Da Mille Miglia più che da circuiti moderni. Poco a che vedere col calcio di oggi.