Redazione Calciomercato
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Laziomania: squadra spenta e stanca, Venezia con più fame. Milano è il momento clou dell'intera stagione
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Un altro regalo alle rivali. Una prestazione deludente, probabilmente la più brutta della stagione finora. Il ciclo infernale della Lazio in trasferta inizia nel modo peggiore, o quasi. Perché se da una parte il campo regala il primo pari lontano dall’Olimpico, dall’altra la prima gara di una serie difficilissima - quella sulla carta più semplice - si rivela una trappola ed evidenzia tutte le incertezze e difficoltà di una squadra spenta dal punto di vista della tenuta fisica e di riflesso inconcludente.
Dopo Udine e Parma, anche Venezia si rivela una trappola per la squadra di Baroni, che deve ringraziare proprio i ducali del nuovo allenatore Chivu e il Torino di Vanoli per aver fermato due delle dirette concorrenti per la corsa al quarto posto che vale la qualificazione alla fase campionato della prossima Champions League.
Dopo il pari del Penzo non può che prevalere l’amarezza in casa Lazio, anche se per quanto visto in campo il punto appare più guadagnato rispetto ai due persi. Dopo l’occasione fallita incredibilmente da Boulaye Dia, il Venezia aumenta il ritmo, alza la pressione a tutto campo e ha un atteggiamento aggressivo che consente a Oristanio e compagni non solo di annullare la Lazio ma di sfiorare a più riprese il gol vittoria. In un paio di occasioni, i lagunari fanno tremare Mandas e i biancocelesti, che possono tirare un sospiro di sollievo e portano a casa un punto.
Il campo è sempre giudice supremo e questa volta evidenzia l’assenza di un calciatore importante per le sorti della Lazio come il Taty Castellanos. L’argentino, ai box per infortunio, ha dimostrato - e il peso della sua indisponibilità a Venezia lo ha sottolineato ancor di più - di essere un calciatore fondamentale per questa squadra non solo per la sua capacità realizzativa ma soprattutto per il ruolo di fulcro del gioco offensivo e di punto di riferimento nella costruzione delle azioni pericolose.
Il pressing asfissiante del Venezia e il ritmo incessante della squadra di Di Francesco annullano la Lazio soprattutto nel versante centrale, dove i vari Noslin, Dia e Pedro non riescono ad incidere. Discorso diverso per quanto riguarda Zaccagni e Isaksen, che sugli esterni cercano di creare difficoltà agli avversari ed entrare dentro il campo, ma che molto spesso si ritrovano da soli e accerchiato dai raddoppi del Venezia, che riesce a neutralizzarli. Una partita preparata nei minimi dettagli dall'allenatore dei veneti, che sfrutta anche una giornata no della Lazio, alle prese con una condizione fisica ai limiti del preoccupante con un’intensità che non basta a superare la diciannovesima squadra del campionato di Serie A. Quella dei lagunari è la stessa strategia adottata contro le altre big del campionato, ma che questa volta, contro una Lazio spenta, risulta vincente, con il solo dettaglio (non da poco) del gol a non rendere la giornata perfetta per il Venezia e da cancellare per gli uomini di Baroni.
Da una parte una squadra con un piede in Serie B, dall’altra una formazione in piena corsa per un posto in Champions League. Eppure l’atteggiamento in campo ha sovvertito le attese iniziali su quello che doveva essere per ambizione, voglia di vincere e qualità l'approccio alla gara delle due squadre. Il Venezia è apparso più carico e 'affamato' di punti, a differenza di una Lazio apparsa col fiatone, soprattutto in alcuni interpreti chiave come Nuno Tavares, Dia e Gila.
Certamente non una bella notizia per Marco Baroni e per i suoi all’inizio di un ciclo infernale che vedrà la Lazio affrontare Inter e Milan a San Siro a distanza di cinque giorni, la prima nei quarti di Coppa Italia e la seconda in campionato, in un vero e proprio scontro diretto da non fallire per la Champions League, prima della trasferta di Europa League contro il Viktoria Plzen.
Il periodo offre alla Lazio la possibilità di dimostrare il proprio valore. Da una parte la chance di riscattarsi in caso di passo falso, proprio come quella di non esaltarsi troppo in caso contrario. Il doppio impegno di San Siro rappresenta un momento cruciale per la stagione della squadra di Baroni, chiamata a dimostrare il suo reale livello non solo tecnico ma soprattutto caratteriale e di tenuta mentale. Un esame di maturità diviso in due parti in cui ognuna delle due avrà un peso chiave nel superamento del doppio test e conseguente raggiungimento degli obiettivi finali.
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Dopo Udine e Parma, anche Venezia si rivela una trappola per la squadra di Baroni, che deve ringraziare proprio i ducali del nuovo allenatore Chivu e il Torino di Vanoli per aver fermato due delle dirette concorrenti per la corsa al quarto posto che vale la qualificazione alla fase campionato della prossima Champions League.
Dopo il pari del Penzo non può che prevalere l’amarezza in casa Lazio, anche se per quanto visto in campo il punto appare più guadagnato rispetto ai due persi. Dopo l’occasione fallita incredibilmente da Boulaye Dia, il Venezia aumenta il ritmo, alza la pressione a tutto campo e ha un atteggiamento aggressivo che consente a Oristanio e compagni non solo di annullare la Lazio ma di sfiorare a più riprese il gol vittoria. In un paio di occasioni, i lagunari fanno tremare Mandas e i biancocelesti, che possono tirare un sospiro di sollievo e portano a casa un punto.
Il campo è sempre giudice supremo e questa volta evidenzia l’assenza di un calciatore importante per le sorti della Lazio come il Taty Castellanos. L’argentino, ai box per infortunio, ha dimostrato - e il peso della sua indisponibilità a Venezia lo ha sottolineato ancor di più - di essere un calciatore fondamentale per questa squadra non solo per la sua capacità realizzativa ma soprattutto per il ruolo di fulcro del gioco offensivo e di punto di riferimento nella costruzione delle azioni pericolose.
Il pressing asfissiante del Venezia e il ritmo incessante della squadra di Di Francesco annullano la Lazio soprattutto nel versante centrale, dove i vari Noslin, Dia e Pedro non riescono ad incidere. Discorso diverso per quanto riguarda Zaccagni e Isaksen, che sugli esterni cercano di creare difficoltà agli avversari ed entrare dentro il campo, ma che molto spesso si ritrovano da soli e accerchiato dai raddoppi del Venezia, che riesce a neutralizzarli. Una partita preparata nei minimi dettagli dall'allenatore dei veneti, che sfrutta anche una giornata no della Lazio, alle prese con una condizione fisica ai limiti del preoccupante con un’intensità che non basta a superare la diciannovesima squadra del campionato di Serie A. Quella dei lagunari è la stessa strategia adottata contro le altre big del campionato, ma che questa volta, contro una Lazio spenta, risulta vincente, con il solo dettaglio (non da poco) del gol a non rendere la giornata perfetta per il Venezia e da cancellare per gli uomini di Baroni.
Da una parte una squadra con un piede in Serie B, dall’altra una formazione in piena corsa per un posto in Champions League. Eppure l’atteggiamento in campo ha sovvertito le attese iniziali su quello che doveva essere per ambizione, voglia di vincere e qualità l'approccio alla gara delle due squadre. Il Venezia è apparso più carico e 'affamato' di punti, a differenza di una Lazio apparsa col fiatone, soprattutto in alcuni interpreti chiave come Nuno Tavares, Dia e Gila.
Certamente non una bella notizia per Marco Baroni e per i suoi all’inizio di un ciclo infernale che vedrà la Lazio affrontare Inter e Milan a San Siro a distanza di cinque giorni, la prima nei quarti di Coppa Italia e la seconda in campionato, in un vero e proprio scontro diretto da non fallire per la Champions League, prima della trasferta di Europa League contro il Viktoria Plzen.
Il periodo offre alla Lazio la possibilità di dimostrare il proprio valore. Da una parte la chance di riscattarsi in caso di passo falso, proprio come quella di non esaltarsi troppo in caso contrario. Il doppio impegno di San Siro rappresenta un momento cruciale per la stagione della squadra di Baroni, chiamata a dimostrare il suo reale livello non solo tecnico ma soprattutto caratteriale e di tenuta mentale. Un esame di maturità diviso in due parti in cui ognuna delle due avrà un peso chiave nel superamento del doppio test e conseguente raggiungimento degli obiettivi finali.
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