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Lazio, Lotito: 'E adesso non chiamatela Lazietta'
Il presidente biancoceleste continua: "Ero in una situazione dove ogni giorno succedeva qualcosa, e dovevo per forza remare per arrivare a riva perché se così non facevo la società saltava. Io ho detto ‘non faccio saltare niente’ non solo per i soldi che ho messo, che erano 50 miliardi, ma per la credibilità della persona e soprattutto perché mi sarei dovuto far carico di un fallimento. Ma quando ho rimesso in sesto la società, avevo stabilito un principio: essendo questa un’attività economica deve produrre reddito. Ma non perché ne devo trarre un vantaggio io, ma per rendere autoconsistente la società. Oggi la Lazio è una società che ha 200 milioni di patrimonio immobiliare ed ha una prospettiva di club molto forte dal punto di vista economico-patrimoniale. Questo è un regalo importante che sto facendo alla tifoseria, perché i tifosi devono sapere che io amo coniugare l’aspetto del sogno con quello pratico. Non si vive di visioni oniriche. Il sogno deve essere il fine, ma poi devi portare i risultati. E sento parlare ancora di ‘Lazietta’, ma non è Lazietta manco per niente. Mi contestavano il settore giovanile, oggi abbiamo il rating più alto di tutte le squadre di Serie A. Abbiamo vinto due Supercoppe contro l’Inter di Mourinho e contro la Juventus che aveva conquistato tutto, due Coppe Italia e una rimarrà scolpita nella storia perché vinta contro la Roma. Io mi sentivo come una persona che stava dalla parte del giusto e avevo un motto. Quando sono entrato il primo giorno nello spogliatoio, tutti si sono alzati in piedi e io ho detto: ‘Voglio dodici gladiatori perché il dodicesimo è chi combatte per degli ideali, al contrario dei mercenari’. Questo motto ha dato l’esempio e ha ottenuto i risultati nel tempo”.