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    Lazio, l'ex Marcolin: 'Fondamentale la scelta dell'allenatore'

    Lazio, l'ex Marcolin: 'Fondamentale la scelta dell'allenatore'

    Dario Mercolin, ex Lazio, è intervenuto a Elle Radio:

     Marcolin è stato protagonista della serata del 23 maggio in Di Padre In Figlio: "E' stato bellissimo vivere un'esperienza del genere in un gruppo così affiatato come quello dello Scudetto del 2000. Ogni giovedì ci ritroviamo per una partita, l'amicizia è rimasta. Ma in Di Padre in Figlio personalmente ho avuto grande piacere nel rivedere Thomas Doll e Karl Heinz Riedle, soprattutto Doll che non vedevo da oltre vent'anni. La serata è stata meravigliosa, una macchina del tempo grazie alla quale ho potuto rivivere emozioni che comunque non ha mai dimenticato. Aver fatto parte di quella formazione e di quel calcio è stata una fortuna, c'erano presidenti come Cragnotti, Mantovani e Moratti che testimoniavano il grande attaccamento alla squadra rispetto alle proprietà straniere di oggi".

    C'era anche un grande attaccamento da parte della tifoseria: "La Nord stava molto a contatto con noi, spesso prendevano lo stesso aereo con il quale andavamo in trasferta. Questo aiutava l'affiatamento, si veniva fuori insieme dai momenti difficili e la spinta del tifo era sempre tangibile. Ricordo la trasferta di Parigi, voli charter che partivano in continuazione per oltre 20.000 tifosi che raggiunsero la capitale francese per la finale di Coppa UEFA".

    I problemi della Lazio dell'ultima stagione dove affondano le radici? "Un aspetto che forse non è marginale sono stati i cambi di modulo di Pioli. Iniziando a provare la difesa a tre e poi insistendo sul 4-3-3 forse si è persa quella compattezza nei riferimenti che avevano fatto la fortuna della squadra nella stagione precedente. Anche gli infortuni sono stati un problema molto pesante, ma l'impressione è stata, vedendo le partite, che qualcosa non funzionasse nelle dinamiche interne al gruppo. Simone Inzaghi si è giocato bene la sua chance. Senza la macchia finale della partita contro la Fiorentina avrebbe mantenuto una media punti invidiabile, considerando le difficoltà in cui aveva preso la squadra".

    La Lazio però non ha ancora deciso il nuovo allenatore: "La scelta del tecnico è fondamentale, molto più di quella dei giocatori, perché è in base alla scelta dell'allenatore che si compiono le altre scelte. Secondo me al massimo c'è ancora una settimana di tempo. Arrivare oltre il 15 giugno comporterebbe delle difficoltà anche logistiche che rischierebbero di influenzare tutta la stagione. Ci sono le amichevoli da fissare, il progetto tecnico da sviluppare, problematiche che possono presentarsi e che vanno risolte sul nascere".

    Il nome che era stato accolto con un briciolo di ottimismo in più era stato quello di Cesare Prandelli: "Io lo conosco personalmente ed è un ottimo allenatore, come secondo di Mihajlovic sono arrivato ad allenare a Firenze proprio dopo il suo ciclo. Giocatori come Frey, Montolivo, Pasqual sono stati portati ai massimi livelli dalla sua gestione tecnica. Dopo essere stato fermo un anno si presenterebbe con un grande spirito di rivalsa, desideroso di mostrare a tutti di essere ancora quello dei tempi di Firenze e della finale dell'Europeo conquistata con la Nazionale nel 2012".

    Parlando delle partenze, chi sarebbe più sostituibile tra Biglia e Candreva? "Se dovessi proprio scegliere rinuncerei all'argentino, che vedo più rimpiazzabile con più soluzioni, reperibili magari aumentando l'apporto in fase di interdizione o viceversa. Candreva negli ultimi trenta metri porta una qualità che è molto difficile individuare in un sostituto".

    L'addio di Klose ha colpito molto i tifosi laziali. Come si sostituisce un campione del genere? "Klose è stato un esempio assoluto non solo per il rendimento in campo, ma anche e soprattutto nel comportamento. Si allenava sempre con la massima professionalità e guardava addirittura i DVD dei difensori per carpirne segreti e caratteristiche. E' chiaro che oggi gli attaccanti costano di più degli elementi degli altri reparti, perché sono i bomber a fare la differenza. Gran parte del budget va dedicata agli attaccanti, sugli altri reparti si può lavorare sul mercato investendo sulle idee".

    Un'ultima considerazione su due grandi allenatori che sono stati compagni di squadra di Dario Marcolin, ovvero Diego Pablo Simeone e Sinisa Mihajlovic. "Come personalità e carisma sono allenatori molto simili. Vogliono sempre vincere, hanno grande peso nello spogliatoio e sanno come farsi capire quando le cose non vanno. Simeone è andato molto sul pratico con un 4-4-2 molto concreto, l'hanno chiamato "Cholismo", ma c'è molto lavoro dietro. La sua squadra attacca e difende sempre col 100% delle forze. Mihajlovic è più versatile, usa moduli differenti e non ha paura di sperimentare e mettere in discussione le sue convinzioni tattiche. D'altronde non c'è un modulo vincente, altrimenti lo utilizzerebbero tutti. Nonostante al Milan le cose non siano andate benissimo il suo impegno è stato apprezzato, tanto che il Torino si è immediatamente rivolto a lui".

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