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    Lazio: Keita talento ribelle, occhio all'Arsenal

    Lazio: Keita talento ribelle, occhio all'Arsenal

    • M. A.
    Un anno fa, proprio in questo periodo, il mondo scopriva il talento del piccolo Keita. È il 10 novembre 2013, la Lazio di Petkovic inizia a scricchiolare e a Parma cerca la prima vittoria in trasferta del campionato. Il tecnico decide di lanciare per la prima volta titolare quel 18enne sfrontato e geniale tanto acclamato dal pubblico. La risposta è eccellente, l’ex Barcellona delizia la platea per qualità, carisma e rapidità. Arriva anche il suo primo gol in serie A, che non basta alla Lazio per tornare alla vittoria in trasferta (per quella si dovrà aspettare l’arrivo di Reja due mesi dopo) ma fa entrare il baby fenomeno nel cuore dei tifosi. E soprattutto gli permette di presentarsi al grande calcio, realizzando la profezia di quel vecchietto che qualche anno fa, prima che Keita approdasse nella Cantera del Barcellona, fermò il padre del ragazzo durante una partita e gli disse: 'Quello è suo figlio? Allora farà bene a comprargli tante scarpe da calcio, perché con il talento che ha tra poco dovrà farne di viaggi in giro per il mondo'.
    Un anno dopo, la chiamata dalla Masia e gli allenamenti speciali con Eto’o. Una scuola di vita, più che di calcio. Già, perché là non basta il talento, devi essere impeccabile sotto ogni punto di vista. Voti alti a scuola, atteggiamento umile fuori dal campo e pure sul rettangolo verde. Ecco perché “los entrenadores” non amavano particolarmente il suo carattere esuberante, gli scherzi ai compagni e neanche i calzettoni tenuti alti fino al ginocchio come il suo idolo Cristiano Ronaldo. Da lì, la storia è nota: trasferimento al Cornellà, valanghe di gol e l’approdo alla Lazio nella Primavera di Bollini. Il tecnico capisce immediatamente il patrimonio che la società gli ha messo in mano. Con lui si diverte, lo stuzzica. Prima di ogni gara importante trova il modo di farlo arrabbiare e Keita sul campo fa il fenomeno. Poi - racconta La Repubblica ed. romana - l’esordio in serie A, i gol, la continuità con Reja e la corte serrata dell’Arsenal: almeno una dozzina di volte gli uomini di Wenger vengono a visionarlo. Lo vogliono, già a gennaio torneranno alla carica. Offriranno 20 milioni, si dice. Ma Pioli vuole tenerlo per sé. Anche se nelle prime due gare di questo campionato, le uniche in cui lo ha schierato titolare, Keita sembrava un lontano parente del baby prodigio di un anno fa. Poi l’esclusione, l’infortunio e il terribile incidente sulla sua fiammante Lamborghini da cui è uscito incolume per miracolo. Nel mondo del calcio si parla di “testa matta alla Balotelli”, suo amico tra l’altro, ma lui è pronto a dimostrare il contrario. A sostenerlo, la Curva Nord: “Avanti Keita, siamo con te”, lo striscione che gli hanno dedicato in occasione della gara con il Cagliari, subito dopo l’incidente. I tifosi non vogliono perderlo, lo aspettano con ansia, lo coccolano. Anche perché, in quest’ultimo periodo, di rabbia ne dovrebbe aver accumulata abbastanza. Chissà che contro la Juve – al rientro dopo la sosta – non lo aiuti a sbocciare di nuovo. Come un anno fa, quando il mondo si innamorava di questo monello pieno di talento.

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