È entrato a pochi istanti dalla fine della gara, qualche minuto di passione, di emozione, le gambe che tremano ed il primo scontro con Sadro. Il giovane finisce a terra, avrà pensato:'Ok, non sono più il Primavera. Qui si fa sul serio'. Tocca un paio di palloni e non li sbaglia, cose semplici passaggi di pochi metri che lo aiutano però a prendere confidenza con i grandi. L'allenamento è cosa diversa. 
Keita ha qualità, è un giocatore talentuoso che farà bene, con la maglia della Lazio ha già vinto un campionato Primavera da protagonista e leader dell'attacco. Ma il suo cammino laziale non era iniziato bene, il passaporto che non arrivava, tanti mesi fermo ai box senza mai giocare, allenandosi e cercando di crearsi un futuro. Ce l'ha fatta e l'esordio in Serie A è di certo un premio fantastico, ma il segreto è non accontentarsi mai, quei tre minuti, devono diventare sei, quindici ed infine novanta. Solo lui può essere artefice del proprio futuro.