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    Lazio, Keita alla Juventus è (quasi) una questione di genetica: la situazione

    Lazio, Keita alla Juventus è (quasi) una questione di genetica: la situazione

    • Luca Capriotti
    Keita alla Juventus è una questione di genetica, oramai. Per due ordini di motivi, che vedremo più tardi. Con una certezza: Keita alla Juve è una questione di genetica. Come non è casuale che, proprio un ex Juventus, Antonio Conte, lo richieda per il suo Chelsea. Una questione di geni, nient'altro. Douglas Costa vuole dire niente Keita? Non proprio. Esclude altri, non Keita.  

    Questione di feeling, e geni. Il primo motivo per cui Keita alla Juventus è solo una mera questione genetica riguarda una cannibalizzazione evidente che sembra aver preso la Juventus, un gene alla Bayern di Monaco che le consente di abbracciare nel proprio harem di stelle chiunque si sia elevato nel proprio club di appartenenza in Italia. Per questo sembra quasi scontato che Keita e Bernardeschi, due prospetti immensamente tecnici che hanno fatto registrare altrettanto immensi miglioramenti sul piano del rendimento, debbano finire presto o tardi alla Juventus. 

    Presto o tardi, perché la Lazio ad Auronzo di Cadore potrebbe apprifittarne per incontrare Tobal Diao, uno degli altri attori protagonisti di questa umana commedia. Nella quale la Lazio non parla con Calenda, agente dell'esterno, e vuole porgere a Tobal, come intermediario (anche qui una questione di geni, non trovate?) la sua offerta da due milioni di euro (forse qualcosa anche in più, con i bonus). Come la prenderà Calenda? Probabilmente piuttosto male, come chiunque scavalcato sul lavoro. Ma potrebbe fare buon viso a cattivo gioco, e decidere di trattare con intermediario annesso con la società biancoceleste. Se invece la Juventus dovesse decidere di aspettare, potrebbe prendere il giocatore a 0 nel 2018, con grande orrore e ira funesta di Lotito e la Lazio, già  chiaramente espressa per via ufficiale dal ds Tare. La situazione si fa più ingarbugliata pensando che intorno si muovono ed esprimono ulteriori figure: Moggi che candidamente ammette che il giocatore avrebbe già firmato con la Juventus (grave),la Lazio che vorrebbe venderlo ma in realtà non trova un compratore, vorrebbe rinnovare ma in realtà non riesce, vorrebbe mettere il muso ma neppure quello riesce a fare con efficacia (cosa ancora più grave). 

    E Keita? L'esterno senegalese deve tantissimo alla Lazio, e lo sa. Ha una smisurata ambizione, forse anche essa genetica, che gli permetti di sognare il meglio: o la Juventus, o la Premier League, con il miglior allenatore in circolazione. Due club titolati, che hanno in comune una potenza economica importante e la vittoria nel proprio campionato, con vista sulla prossima Champions League. E ambizione, anche qui, di portarsela a casa. Per questo Keita non prende in considerazione, per ora, l'opzione Milan: anche qui squadra ambiziosa, ma non abbastanza. La nuova genetica cinese del Milan ne ha rilanciato immagine e ambizione: ma basta? Per Keita no. In questa storia così intrecciata (come un DNA), il rischio è che la Lazio, che per ora lo ha mandato in ritiro, tra l'affetto dei tifosi, resti con il cerino in mano. Ma forse bruciarsi, su certe situazioni di rinnovo contrattuale, anche per la Lazio ha qualche radice genetica, antica, un gene che ricompare, di tanto in tanto, a bruciare i polpastrelli e incendiare le piste di mercato.

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