Lazio, il guaio di Reja:| Bene solo con le grandi
Un mese di chiacchiere invernali ci riconsegna una Lazio sostanzialmente immutata. Il mercato di Lotito è stato un non-mercato. È arrivato Sculli, una mossa di cui personalmente mi sfugge il senso ma che comunque non fa certo male, e non è partito nessuno. Per cui pregi e difetti della squadra sono rimasti gli stessi. Se ci pensate bene, d'altronde, la mancanza di cambiamenti è la logica conseguenza di una situazione tecnica tutto sommato equilibrata. Non voglio dire che la Lazio non poteva essere migliorata. Ma i giocatori necessari a migliorarla davvero - una grande punta, un centrocampista muscolare, un forte terzino sinistro - o non erano sul mercato o non avevano prezzi praticabili.
Il vero problema, a parer mio e di tanti altri tifosi come me, non è il parco-giocatori ma il modo in cui Reja li fa giocare (o, meglio, 'non' giocare). Siccome non voglio passare per prevenuto - sostengo che Reja è inadeguato a guidare una squadra di vertice da quando i biancocelesti stavano in testa alla classifica - farò ricorso a dati oggettivi. Prendete la classifica e dividetela in due blocchi di 10 squadre: quelle più forti nella colonna di sinistra e quelle più scarse nella colonna di destra. Bene. Delle 9 che le fanno compagnia a sinistra la Lazio ne ha battute 5 (Napoli, Inter, Udinese, Palermo e Cagliari). Ha inoltre pareggiato con la più brava di tutte, il Milan. Pari anche con la cenerentola di questo gruppo, il Genoa, e due sole sconfitte, con Roma e Juventus, a loro volta significative (spiegherò dopo perché). Poi passate a destra. Con le altre 10 squadre, le più deboli, le sconfitte raddoppiano (Sampdoria, Bologna, Lecce e Cesena), mentre vittorie e pareggi restano uguali.
A questo punto, ricordando che le due sconfitte rimediate nei confronti con le 9 grandi sono venute con le due squadre che più delle altre giocano 'da piccole', vale a dire Roma e Juve, ecco evidenziato come la Lazio si trova a suo agio soltanto quando può limitarsi a 'controgiocare', lasciando che a fare la partita siano avversarie con schemi e personalità, mentre fatica dannatamente quando è lei a dover aprire avversarie che si chiudono. L'altalenante campionato della Lazio sta tutto in questa semplice ed evidente realtà, che non sarebbe cambiata neppure se Lotito avesse comprato Ziegler, Blasi o Santacruz (specie il centravanti, visto come sta crescendo Kozak). Noi laziali siamo pessimisti di natura, ma neppure i romanisti, credo, si illuderebbero di andare in Champions con un allenatore convinto che tutti i mali della squadra stiano nell'egoismo di Zarate e la cui unica preoccupazione sembra quella di trasformare in terzino il suo attaccante più forte.