Redazione Calciomercato
Lazio, i problemi in campo frutto di un mercato tardivo: otto acquisti in cerca d'autore
NON SONO PRONTI - “Guendouzi e Isaksen non sono ancora pronti tatticamente per giocare con noi”. Queste le parole di Sarri nel post gara Lazio - Monza, che tolgono ogni dubbio su quale sia secondo lui l’intoppo di questo inizio di stagione biancoceleste. Al di là delle dichiarazioni di facciata, l’involuzione, il blocco mentale e la scarsa lucidità sono solo problematiche collaterali alla questione principale. “I nuovi stanno avendo difficoltà ad adattarsi al nostro modo di difendere e di attaccare – ha aggiunto il tecnico toscano - L'anno scorso avevamo un ordine tattico superiore, che ci garantiva solidità difensiva e dobbiamo cercare di ritrovarlo”. In effetti, nel primo tempo di ieri è apparso evidente lo spaesamento di Isaksen, che ha corso tanto, ma ha giocato pochissimi palloni. Idem Guendouzi, indisciplinato tatticamente al punto da non accorgersi nemmeno del taglio verticale di Gagliardini sul gol del pari, per provare a mettere una toppa al buco lasciato da Cataldi. Ma non sono certo solo loro due gli unici ad aver mostrato lacune in queste prime sei partite.
OGGETTO MISTERIOSO – Kamada è ancora un oggetto misterioso. Neanche un minuto ieri per lui, che aveva cominciato la stagione da titolare. La partita contro il Napoli aveva illuso che potesse essersi sbloccato. Da dopo la sosta si è tornati al punto di partenza. Il dubbio che il giapponese non possa reggere per 90 minuti la corsa a tutto campo, per fare entrambe le fasi come le vorrebbe Sarri, è venuto a molti. E il fatto che sia sempre stato sostituito dopo un’ora avalla questa tesi. Non è Milinkovic, questa è una certezza assodata. La sua collocazione tattica in questo 4-3-3 va quindi ancora chiarita completamente. Prima di tutto da Sarri stesso, che nel frattempo ha cercato di scaricare tatticamente i compiti che prima aveva il sergente sugli altri due centrocampisti. Ciò spiega le maggiori difficoltà di Cataldi quest’anno nel reggere i ritmi e giustifica il lento inserimento di Rovella nelle rotazioni. I soli 59 minuti in A dell’ex Juve non sono infatti solo il frutto di una condizione fisica non perfetta (ha saltato quasi tutta la preparazione estiva per infortunio), ma assomigliano molto più a un tentativo di non bruciare un giocatore su cui invece il mister vorrebbe puntare molto (lo ha indicato lui stesso in estate come obiettivo di mercato).
L’UNICO CHE SI SALVA – Ingiudicabili per ovvie ragioni i due nuovi portieri Mandas e Sepe. E, pur se per motivi diversi, non lo è neppure Castellanos, visto solo per pochi scampoli finali di partita e ancora in attesa di capire quando potrà avere una vera chance. L’unico dei nuovi acquisti che si salva è Luca Pellegrini. Non a caso, di fatto, non è un vero nuovo, visto che con Sarri alla Lazio ci ha già lavorato per sei mesi la scorsa stagione, prima di essere riacquistato in estate. Sia nella mezz’ora con l’Atletico Madrid, sia nel secondo tempo di ieri ha avuto un impatto importante in campo, garantendo spinta sulla fascia e fisicità. Infatti dagli addetti ai lavori a Formello è arrivato un grosso sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, dopo la sua uscita anzitempo in Champions. Un infortunio con un lungo stop non ci voleva proprio, ora che il ragazzo sembra essere entrato completamente nelle dinamiche di gioco.
TEMPO – Solo una questione di tempo quindi, poi la Lazio tornerà a brillare. Questa almeno la visione più ottimistica, nella speranza che l’inserimento dei nuovi proceda davvero secondo i piani. I soli 4 punti in 5 partite di campionato hanno però già fatto sorgere diverse preoccupazioni tra i tifosi. Sarri sembra essersene accorto, capendo quale sia al momento priorità: “La cosa migliore ora sarebbe fare un risultato pieno, che ci darebbe entusiasmo, togliendo quest’ansia che abbiamo. Incaponirsi solo sulla bellezza del gioco ora sarebbe un suicidio, visto che alla squadra mancano ancora certe caratteristiche. Quello che cerco adesso è un ordine maggiore di ciò che vedo. L’utopia non è messa da parte, ma se i giocatori sono bravi in certe cose e gliene fai fare altre poi ti scontri con la realtà”. La richiesta del tecnico a tutto l’ambiente è chiara, bisogna avere pazienza: “È difficile pensare di uscire da questi momenti negativi in maniera secca e veloce”. Il problema è che nel frattempo le altre concorrenti non aspettano e i punti persi sono già tanti. Se servono ogni anno almeno due mesi prima di vedere l’orchestra sarrista suonare una sinfonia perfetta, è comprensibile il disappunto e la frustrazione del pubblico - che infatti ha già iniziato a mugugnare sonoramente, come dimostrano i fischi di ieri a fine gara – le cui aspettative all’inizio del terzo anno con la stessa guida tecnica erano ben diverse.